Ha fatto notizia la proposta del deputato Attaguile, proconsole di Salvini in terra di Sicilia, di candidare alla carica di Presidente a Palazzo dei Normanni Giafar al-Silliqi, pseudonimo islamista di Pietrangelo Buttafuoco.
Conosco Buttafuoco da decenni, avendo gravitato a lungo nello stesso “brodo di coltura”.
Non nutro, verso Pietrangelo, una spontanea simpatia. Troppo altezzoso nell’esprimere la sua innata sicilianitá (lo dico fiero del mio 50% di sangue etneo); troppo snob, così preciso e scontato nell’incarnare lo stereotipo dell’intellettuale che ha capito tutto della vita, ma non si sporca le mani per renderla migliore a tutti, perché lui con i politicanti non si mischia.
Pur tuttavia, credo sia indubitabile che si tratti di una penna di rara efficacia, di persona dall’eloquio affascinante, di uomo di grande levatura culturale, non solo per ciò che sa, ma per l’elaborazione che impone al suo proprio pensiero e per la fascinazione con cui quel pensiero esprime e diffonde. Soprattutto, di figura apertamente di destra, sia pure secondo accezioni che non sempre coincidono con le mie.
Tutte qualità che potrebbero – al netto di un suo inespresso interesse – farne un buon candidato per provare a risollevare la terra più bella del mondo da un’infinita esperienza di magliari, intrallazzatori, sfruttatori, collusi, delinquenti e macchiette che – volta a volta – ne hanno tenuto le redini.
Ma, si sollevano voci scandalizzate, non si può fare: “è diventato islamico!”
Sarà la mia laicissima formazione, sarà il mio convincimento che potere spirituale e temporale debbano essere distinti e che se ciò fosse stato nella storia secolare dell’Italia oggi avremmo un comune sentire maggiormente responsabile, sarà perché mi manca il dono della Fede, ma davvero trovo riduttivo giudicare l’appetibilità politica di una persona secondo che preghi in Chiesa, Moschea o Sinagoga.
Credo, piuttosto, che la difesa – sacrosanta – dell’identità culturale debba fissare le regole di integrazione; porre dei limiti ai flussi incontrollati di disperati che – insediandosi nelle aree socialmente più problematiche – amplificano i problemi di civile convivenza; impedire che si scelga casa nostra per obbligare donne venute da lontano a girare velate, a non poter studiare, a temere lo sguardo altrui, ad appartenere in tutto e per tutto ad un despota convinto di possederne corpo e spirito in nome di un dio; rigettare chi non accetta simboli e modalità di vita che ci siamo dati in secoli di storia e che abbiamo scelto, conquistato e difeso; affermare l’ostilità verso ogni forma di relativismo che, minando giorno dopo giorno le basi della nostra civiltà, la indebolisce agli occhi di chi intende annientarla; imporre, nel pieno riconoscimento della libertà di ogni culto, la non discutibile laicità delle istituzioni e delle leggi.
In tutta franchezza, non solo perché – come detto – lo conosco, escludo che un uomo orgogliosamente radicato nelle sue origini e tradizioni come Buttafuoco farebbe della Sicilia uno stato islamico, aprirebbe alla poligamia e favorirebbe la Shari’ah.
Piuttosto, potrebbe costituire un argine al fanatismo; raccontare – con una voce non considerata “infedele”, la bellezza dell’Italia; insegnare la magia e la fierezza di vivere nella nostra impareggiabile Nazione.
Ma qui il discorso dovrebbe farsi lungo e complesso, e non garantirebbe l’articolo sul giornale ed il plauso beota del popolino festante al grido di “dalli al saraceno”.
Sgarbi e ricatti islamici/ Perchè è giusto pretendere il rispetto della nostra identità
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