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Home Il punto

Cala il PIL e il burattino Matteo s’innervosisce

di Augusto Grandi
16 Maggio 2014
in Il punto
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“Bambole, non c’è una lira”. Come un pessimo impresario di periferia, il burattino di Palazzo Chigi avrebbe dovuto spiegare in questo modo la nuova frenata del Pil italiano nonostante le sue promesse e le tante (troppe) rassicurazioni del ministro Padoan sull’uscita dalla crisi.
Invece, oltre che pessimo impresario, il burattino è anche un mentalist e, nello stile appreso da Crozza, ha così ribattuto: “C’è un assembramento di forze emozionali e un governo che, con misure con contenuti emozionali, punterà tutto sul messaggio razionale”. Tradotto? Prima votate e poi vi piazzo qualche nuova tassa. Per far contenta l’Europa, ovviamente.
Così come, ovviamente, le nuove tasse deprimeranno nuovamente i consumi. Ma il burattino gongola: il primo quadrimestre di quest’anno ha visto i consumi in fortissima ripresa, ben lo 0,3%. Urca, di questo passo intorno al 2094 forse potremmo raggiungere i livelli pre crisi. Tra l’altro era inevitabile che qualche consumo crescesse rispetto ai valori disastrosi raggiunti. Qualcosa bisogna pur mangiare ed anche gli oggetti si consumano. Infatti a crescere maggiormente sono i prodotti di elettronica e legati ai computer, così come gli apparecchi medicali. E crescono gli acquisti di abbigliamento, perché magliette e pantaloni si consumano. Anche gli acquisti di auto sono ripartiti, per la semplice ragione che le vetture si rompono. E il dato resta inferiore di quasi il 50% rispetto al 2007.
Ma questo, forse, non l’hanno spiegato al burattino. Che, guarda caso, afferma di ispirarsi a Marchionne nella sua elucubrazione su “emozionale e razionale”. Quel Marchionne che, nel silenzio dei media, ha annunciato di trasferire il quartier generale della Fca da Torino a Londra. Dove, ovviamente, non si produce. E se avesse trasferito la sede dal Lingotto a Detroit si sarebbe pensato ad una scelta di carattere industriale. Ma a Londra non significa nulla di tutto ciò. Le ragioni fiscali e normative impongono l’apertura di un ufficio, non il trasferimento del quartier generale.
Una scelta che, al contrario, significa solo che ormai si vuole sottolineare la presa di distanza da Torino e dall’Italia. Un perfetto modello per il burattino. Che usa i sudditi italiani come bancomat per far contenti gli eurocialtroni di Bruxelles. Ed i finanzieri che lo sostengono. Peccato questa storiaccia del Pil proprio a ridosso delle elezioni.
Ma il burattino non si è perso d’animo. E con lo stile berlusconiano e l’arroganza tutta propria, ha accusato i media (cioé gli zerbini che l’hanno sempre esaltato, osannato, difeso, tutelato) di non aver sufficientemente informato sull’abbattimento dello spread prima della nuova risalita.
Chissà se il burattino è soltanto bugiardo o non ha mai letto i giornali? E non ha mai visto i disgustosi servizi zerbinati di TgMatteo5? Ma quando iniziano i problemi, il burattino-bulletto va in crisi e reagisce come il bambino sorpreso con le dita nel naso: si arrabbia con chi l’ha visto.
Tags: economiafiatMarchionneMatteo RenziTorino
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