Dal 24 febbraio l’opinione pubblica e tutti i media sono concentrati, et pour cause, sulla guerra che si sta svolgendo a due ore di volo dall’Italia. Le immagini dei palazzi distrutti di Kijv, di donne e bambini ucraini in fuga verso i confini di Polonia e Romania hanno colpito tutto il mondo occidentale e hanno anche alimentato paure di scenari di guerra nucleare che parevano confinati negli anni della Guerra Fredda. I media hanno dovuto occuparsi di un paese, l’Ucraina, di cui ignoravano storia, lingua e cultura e dell’aggressore russo impersonato da Vladimir Putin.
Tralasciando i diversi instant book pubblicati in gran fretta, giornalisti e analisti avrebbero dovuto cercare in libreria libri utili a capire quel che si stava preparando in Russia da un ventennio. Avrebbero dovuto leggere il libro di don Stefano Caprio “Lo Zar di vetro. La Russia di Putin” pubblicato da Jaca Book nel novembre 2020. Don Caprio infatti grazie ai suoi studi e alla sua lunga permanenza a Mosca (finché le leggi antiproselitismo non lo espulsero dalla Russia) ha saputo raccogliere nel saggio un ritratto dello statista russo e dell’ideologia che lo muove. Il saggio è antecedente la guerra in Ucraina ma permette di individuare le radici del conflitto ben prima dell’invasione della Crimea e del Donbass nel 2014.
Nell’introduzione don Caprio passa in rassegna le diverse Russie che hanno preceduto quella putiniana nata con le modifiche costituzionali che hanno dato a Putin il potere praticamente a vita. La prima Russia è quella della conversione al Cristianesimo della Rus’ di Kiev nel 998 (notando che tale battesimo avvenne prima dello scisma bizantino e quindi in piena cattolicità), a cui dopo il duro giogo sotto i tartaro-mongolii dell’Orda d’Oro (fino al 1480) segue la Russia dei grandi Zar (titolo derivato da Caesar ) e quella sovietica nata dalla Rivoluzione del 1917. Il saggio affronta poi l’imperfetta sinfonia tra il “trono” e l’altare della chiesa ortodossa di Kirill culminata con l’edificazione della discussa monumentale Chiesa della Vittoria dove nel progetto avrebbero dovuto figurare anche le immagini di Stalin e di Putin stesso poi sostituite per le polemiche suscitate.
Caprio dedica un intero capitolo agli anni in cui la Russia è stata scossa da malumori e proteste di piazza tra la nostalgia del comunismo e lo sviluppo del sovranismo putiniano, un sovranismo eurasiatico ispirato in parte dal pensatore Aleksander Dugin e diretto contro l’occidente e la globalizzazione. Il secondo decennio di Putin vede il progressivo isolamento della Russia stretta tra calo demografico, sanzioni originate dall’occupazione militare della Crimea nel 2014 e l’esplosione della pandemia che in diverse occasioni guastò la festa delle celebrazioni trionfali previste dal governo russo.
Don Caprio analizza anche quella che chiama la sinfonia imperfetta tra Putin e il Patriarca moscovita Kirill. Costui nel 2016 spiacque allo “zar” Putin con l’incontro a Cuba, in una surreale cornice di stile sovietico, con Papa Francesco ma, allo stesso tempo fece naufragare il tanto atteso Concilio pan ortodosso favorendo le fratture tra le diverse autocefalie della chiesa ortodossa. Una di queste fratture, la più grave, è quella che portò al distacco del Patriarcato di Kijv da Mosca con successivo riconoscimento del Patriarcato di Costantinopoli. Questo distacco, aggravato ancora di più dall’invasione del febbraio 2022 priva il Patriarcato di Mosca di una larga fetta di fedeli che gli assicuravano il primato numerico tra le diverse chiese, lo priva altresì di risorse finanziarie e di fedeli partecipanti alle liturgie.
Secondo i dati in possesso di don Caprio infatti la partecipazione ai riti degli ucraini è piuttosto alta, valutata intono al 30% della popolazione mentre in Russia, malgrado l’impegno di ricostruzione di chiese dopo l’implosione dell’URSS e la riscoperta della spiritualità soffocata negli anni del comunismo, non si va oltre a un 3%.
Oltre al rapporto con il Patriarca Kirill il libro dedica attenzione al vero maestro spirituale di Putin, il Patriarca Tichon di Pskov, meno malleabile e decisamente ostile a ogni ecumenismo. Ma nel saggio oltre alla sinfonia bizantina dei poteri vi è spazio anche per le complicate vicende dei rapporti, talvolta burrascosi, con gli oligarchi che detengono ingenti ricchezze e rappresentano un “potere forte” con il quale Putin deve confrontarsi e scontrarsi.
Un capitolo è dedicato alle manifestazioni di dissenso avvenute negli ultimi anni che assieme alla pandemia hanno guastato la festa allo Zar moscovita che nel 2020 desiderava mostrare al mondo la nuova Russia, e il “mondo russo” sovranista ortodosso in antitesi al blocco occidentale.” L’operazione militare speciale” in corso conferma il titolo del saggio in quanto questa è l’ultima occasione per Putin. Da essa dipenderanno le sorti del “mondo russo” ma soprattutto dello Zar di vetro. Il saggio è completato dal testo della Costituzione russa e dal commento sulle riforme apportate negli ultimi anni scritto dallo studioso Giovanni Codevilla autore di molti testi sul diritto e sulla storia russa tra cui la tetralogia Storia della Russia e dei paesi limitrofi (Jaca Book 2016) scritta assieme a don Stefano Caprio autore del terzo volume La Russia del Terzo Millennio.
Lo Zar di vetro. La Russia di Putin di Stefano Caprio Jaca Book, Milano, 2020 pagine 298 euro 20,00