E pensare che volevamo smettere di parlare di loro. Loro sarebbero: sindaco, giunta e vassalli del comune di Milano. Ma, come nell’Enrico IV di Pirandello, dagli stessi siamo messi in condizione di non staccarci più. Proprio come il protagonista, pazzo finto, ma condannato da decenni a fare il pazzo vero.
Insomma, tanto per fare vedere che ci vogliono davvero bene, non contenti delle sceneggiate napoletane in salsa meneghina (come il divieto del gelato, le case abusive da risarcire ai rom, le zanzare a go-go) questa volta (sarà la canicola?) se la sono presa con l’alta moda. Con il duo Dolce e Gabbana, una coppia di signori che vantano molti milioni annui di reddito pro capite, qualche decina di negozi dalle – invidiatissime – vetrine sparsi per il mondo e centinaia di dipendenti. Regolarmente pagati, anche in tempi di crisi.
Il fattaccio: Dolce e Gabbana sono stati condannati, in primo grado, per evasione fiscale. Sapremo tra anni se tutta la sequela di giudici che si occuperanno di questo affaire (appello, Cassazione, Corte dei diritti Europea, San Pietro alle porte del Paradiso), diranno se sono evasori a 24 carati. Noi, alla fine di questo calvario giuridico-fariseo, non sapremo comunque a chi credere. Ai giudici? Con la credibilità che ha oggigiorno l’Ordine Giudiziario? Ai ricchi Dolce e Gabbana? Con la credibilità che oggi hanni gli italici imprenditori?
Però la giunta arancion-pisapia ha deciso di bruciare le tappe. A mo’ di menestrello medioevale, l’assessore D’Alfonso (noto alle cronache per le sue battaglie anti-commercio), ha messo il colpo in canna e ha premuto il grilletto. Accorgendosi poi che sulla linea di tiro si trovava pure il suo sindaco. Insomma, ha sentenziato che spazi pubblici, agli evasori D&G, non bisogna darne. Calpestando quanto affermato per lustri dall’avvocato Pisapia, garantista e convinto che le condanne definitive sono quelle della Suprema Corte, non quelle dell’assessore.
Apriti cielo! Gli stilisti hanno fatto vedere le stelle agli arancioni (ma non era una setta dubitativa?). Chiudendo i loro negozi per protesta, acquistando (pare con regolare fattura) pagine sui giornali e sbeffeggiandoli pubblicamente. Il sindaco, serio e compassato per 48 ore, ha poi sguaiatamente sbroccato lanciando moralistici strali contro il duo.
In pratica, una rissa da cortile messa in campo da qualcuno poco avvezzo alle istituzioni ed ancor meno all’importanza ed al peso specifico di una città che, nel bene e nel male, è nota nel mondo per avere la Scala e gli stilisti.
Non sappiamo se i due sono evasori. E, a dirla tutta, nemmeno ce ne frega granché. Ci sono Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e magistrati che se ne devono occupare. E speriamo vadano con la mano pesante, ma davanti a prove certe. Però è la loro azienda che ci interessa, eccome. Porta ricchezze e prestigio all’Italia, conserva posti di lavoro per tanti e tanti cittadini. E’ una di quelle realtà positive che riescono a strapparci un sorriso, anche quando pensiamo all’assessore milanese. Ed al suo sindaco.
Non si rendono conto che alla gente gli evasori fanno schifo quanto (e più) di loro. Ma non ci fanno affatto schifo le centinaia di famiglie che, onestamente, vivono con il lavoro delle aziende. Che non evadono, sono caso mai i loro vertici che evadono.
Ma certe menti traslucide che ci amministrano bloccherebbero la Ferrari in F1 perchè (forse) Montezemolo non si fa fare la ricevuta fiscale dal barbiere…
Speriamo che questi geniacci in futuro stiano un po’ zitti. Almeno potremo scrivere su qualcun altro. In fondo, di controfigure, questa giunta ne ha anche a livello nazionale. E ci occuperemo di loro…
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