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Caso Marò/ Gli indiani hanno falsificato i documenti

di Redazione
19 Novembre 2013
in Rassegna Stampa
0
Roma/ Un concerto al Sistina per le Forze Armate. E per i marò
       

Il documento balistico che avrebbe dovuto tagliare la testa al toro e sancire una volte per tutte che i fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone il 15 febbraio fulminarono due pescatori indiani al largo di Kochi è stato «grossolanamente» manipolato e «falsificato». Il virgolettato è di Luigi Di Stefano, l’ingegnere di Roma che fu perito di parte per il proprietario dell’Itavia nel processo per l’abbattimento del Dc 9 nei cieli di Ustica e che sta analizzando con la minuzia dell’uomo di scienza tutte le fasi del processo indiano ai due marò italiani. L’indagine questa volta parte dai ‘fermo immagine’ scattati sui filmati trasmessi dal Tg 1 e dal Tg 2. Di Stefano aveva già fatto notare che le pagine mandate in onda si limitavano al frontespizio e alle conclusioni. Curiosamente i due passaggi della perizia balistica che indicano il mese dell’accertamento e associano i proiettili repertati ai nomi delle due vittime, Ajeesh Pink, 19 anni, colpito al cuore, e Valentine Jelestine, 45 anni, fulminato con un colpo alla testa, sarebbero apocrifi. Nel senso che sono stati redatti con una seconda macchina per scrivere dopo aver cancellato il testo originale. Nel passaggio che cita Pink si vedono addirittura due residui dello scritto precedente.

L’indicazione del mese e il nome sono sulla destra, mentre il resto del documento è ordinatamente allineato a sinistra. La stessa anomalia si ripete quando viene citato il reperto estratto dal cervello di Jelestine. L’ingrandimento documenta le sbavature di una macchina per scrivere diversa e imprecisa. Perfino il modo di indicare il mese si trasforma. Nell’originale è Cr No.02/12 nella manipolazione è Cr. No: 02/12.

Nell’accertamento  affidato all’Ufficio del direttore del Laboratorio di Scienza anatomo-patologica del Kerala e indirizzato al magistrato capo di Kollam si compie un notevole miracolo. I proiettili che hanno ucciso cambiano calibro. Passano da un 7 e 62 lungo 31 millimetri descritto dal primo anatomo-patologo, il professor Sisikala, che ha eseguito l’autopsia sui corpi dei pescatori il 16 febbraio, il giorno dopo la sparatoria, al 5,56, la misura standard delle pallottole Nato e quindi italiane. I due esperti dei carabinieri ammessi alle prove di sparo hanno potuto partecipare solo come osservatori, ossia senza fare richieste di alcun genere. Il 7 e 62 x 54 lungo 31 millimetri è il calibro delle pallottole in dotazione al mitra Pk di fabbricazione sovietica. L’arma è montata al centro delle piccole unità Arrow Boat in dotazione alla Guardia Costiera dello Sri Lanka.

Il mistero si aggiunge a molti altri. Nei giorni scorsi il Foglio ha descritto l’attivismo sospetto degli 007 indiani basati a Roma. Si sarebbero lanciati a capofitto alla ricerca di indizi contro La Torre e Girone e di esemplari del fucile Beretta Arx 160 che non è in dotazione ai fucilieri del Battaglione San Marco. Infine c’è quello che per Di Stefano è il ‘testimone’ muto della sparatoria, il peschereccio Saint Antony. L’esperto si basa su un filmato della Bbc e sulle foto scattate dall’inviato del Corriere Giuseppe Sarcina. I vetri sono intatti. Due colpi, quelli finiti nel tetto dell’imbarcazione, sembrano arrivare dal basso verso l’alto, ma si deve usare il condizionale perché non esistono immagini esterne del tettuccio.

Un proiettile però ha viaggiato «più o meno parallelo alla superficie del mare» da un’imbarcazione «di altezza sull’acqua simile a quella del peschereccio Saint Antony». Di certo questa traiettoria è incompatibile con quelle di 20 pallottole esplose da almeno venti metri di altezza sul pelo dell’acqua, ossia il ponte della petroliera Enrica Lexie. Una grande macchina di contraffazione sembra essersi messa in moto a pieni giri, uno sforzo che pare perfino sproporzionato rispetto all’episodio iniziale. Il mistero diventa sempre più indecifrabile.
Qualcuno si è preso la briga di spulciare gli affari militari fra l’Italia e l’India ipotizzando che chi trama contro i marò tenti di farli naufragare. Sono state censite due recenti commesse. L’Agusta ha vinto la gara per la fornitura di 12 elicotteri destinati a importanti personalità indiane. Finmeccanica dovrebbe rinnovare i radar della Guardia Costiera e della Marina militare di Nuova Delhi. I sofisticati e moderni apparati dovrebbero essere montati in un grande cantiere (vedi caso!) di Kochi.

 

Lorenzo Bianchi – Quotidiano Nazionale, 18 novembre 2013

Tags: AgustaFinmeccanicaforze armateIndiaMarina militaremarò
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