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Caso Marò, la Farnesina convoca l’ambasciatore indiano

di Marcello Castori
17 Dicembre 2012
in Home, Rassegna Stampa
1
Caso Marò, la Farnesina convoca l’ambasciatore indiano
       


La Farnesina ha convocato l’ambasciatore indiano in Italia per esprimere il nostro “sconcerto” per il ritardo sulla sentenza relativa ai due marò italiani. E’ l’ultimo passo del governo per chiedere una rapida soluzione del caso dei due marò – Massimiliano Latorre e Salvatore Girone – fermati nel febbraio scorso. Il ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatore Debabrata Saha, a cui è stata ribadita la sollecitazione perchè la sentenza della Corte suprema di New Delhi sui due fucilieri di Marina sia emessa prima dell’inizio delle festività natalizie, che per la magistratura indiana inizieranno lunedì prossimo.

Il segretario generale della Farnesina Michele Valensise, in particolare, ha reiterato la sollecitazione del governo italiano a che la sentenza della Corte suprema di New Delhi che deve stabilire la giursidizione per il caso di Latorre e Girone sia emessa prima dell’inizio delle festività. E’ infatti con profondo sconcerto e preoccupazione, sottolinea la nota, che il governo italiano deve constatare, a distanza di oltre tre mesi dalla conclusione del dibattimento, che la Corte suprema non si è ancora pronunciata sui ricorsi presentati dall’Italia. Valensise “ha riaffermato la solida posizione giuridica italiana, fondata sulla giurisdizione dello Stato di bandiera in Alto Mare e sulla immunità funzionale degli organi dello Stato. In tale contesto il segretario generale ha confermato le preoccupazioni per le conseguenze negative che il mancato riconoscimento della giurisdizione dello Stato di invio dei militari avrebbe sull’impegno internazionale nella lotta contro la pirateria in alto mare. E’ stata infine ribadita la grande attenzione con cui il governo, le istituzioni e l’opinione pubblica italiana seguono la vicenda dei due marò, trattenuti ormai da oltre nove mesi nello Stato indiano del Kerala, nell’aspettativa di un loro tempestivo rientro in Italia.

La convocazione odierna dell’ambasciatore Saha fa seguito ai contatti del ministro degli Esteri Giulio Terzi anche con il nuovo collega indiano Khurshid, con il quale il titolare della Farnesina aveva preso immediato contatto già in ottobre, in coincidenza con il suo insediamento alla guida della diplomazia di New Delhi, per sottolineargli l’urgenza di una soluzione positiva e improcrastinabile del caso, riaffermandone il rilievo prioritario nel quadro delle relazioni tra Italia e India.

Per il cappellano militare Giuseppe Faraci, che ha seguito in prima persona Latorre e Girone, i due marinai italiani accusati dell’omicidio di due pescatori indiani, hanno ”buone speranze” di tornare a casa per Natale. Il prossimo 17 dicembre è il giorno in cui la Corte suprema dell’India dovrebbe emettere la sentenza definitiva sulla giurisdizione del caso. Un verdetto fondamentale, dal quale dipende il proscioglimento pieno dei due marò, al momento in libertà vigilata a Kochi. ”Di solito – ha detto padre Faraci – la Corte suprema non emette mai un verdetto prima di due-tre mesi circa. Siamo nei tempi: dal 28 agosto ci sono stati sei dibattimenti, il processo si è concluso il 4 settembre. Basandoci su questa consuetudine storica speriamo arrivi la sentenza. Prima era un azzardo sperare in un verdetto”.

In attesa della sentenza, i due militari risiedono in un albergo di Kochi, città dove possono muoversi liberamente, telefonare alle proprie famiglie e ricevere visite senza restrizioni. In base alle condizioni poste per la libertà vigilata, i due militari hanno il divieto di incontrare i familiari dei pescatori uccisi, fino a processo concluso. Secondo il cappellano, ”i due marò vivono in un ambiente umano e molto cordiale” ed ”era così anche quando erano in prigione. Le guardie e il direttore li hanno sempre trattati con grande rispetto, avevano attenzioni e riguardo nei loro confronti. Hanno concesso visite di 5-6 ore; abbiamo portato loro un fornello elettrico, una caffettiera. Addirittura una sbarra per fare gli esercizi, che poteva essere un’arma”

Per il senatore Alberto  (La Destra), vicepresidente della Commissione Esteri, ”il governo italiano ha ancora due giorni di tempo per far valere con determinazioni le ragioni del Paese e spingere affinchè la Corte Suprema indiana emetta la sentenza sui nostri marò prima della sospensione delle sue attività. Il governo deve dare ora un segnale forte e accantonare quella linea morbida che finora ha visto solo prolungare la detenzione assurda e ingiusta dei nostri militari. E’ gia’ eccessivo attendere per una sentenza che nemmeno dovrebbe esserci; prolungare l’attesa, quindi – afferma Filippi – sta diventando non solo eccessivo, ma addirittura provocatorio da parte dell’India, che sta palesando non solo quanto sia poco sensibile ai diritti umani, ma anche irrispettosa nei confronti del nostro Paese. Se ci fosse un giudizio negativo, l’Italia dovrà agire con determinazione interrompendo ogni rapporto diplomatico, commerciale e di cooperazione con l’India”.

Tags: esteriIndiamarò
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Commenti 1

  1. IL NAZIONALE says:
    10 anni fa

    L’ATTUALE GOVERNO E’ TALMENTE CREDIBILE A LIVELLO INTERNAZIONALE CHE PERFINO L’INDIA SI FA BEFFE DI NOI.

    Rispondi

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