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Home Il punto

Chi bombarda Energodar, la più grande centrale nucleare d’Europa?

di Gian Micalessin
22 Novembre 2022
in Il punto
1
Chi bombarda Energodar, la più grande centrale nucleare d’Europa?
       

Il direttore dell’Aiea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) Rafael Grossi a volte ricorda Ponzio Pilato. Da sabato descrive l’incubo di Energodar, la centrale nucleare ucraina occupata dai russi e colpita – lo scorso fine settimana – da «più di una dozzina di esplosioni in 40 minuti» con danni a strutture critiche come i sistemi di irrigazione e i depositi di rifiuti radioattivi. «Il bombardamento – spiega Grossi – era pericolosamente vicino. Stiamo parlando di metri, non di chilometri. Chiunque sta bombardando la centrale corre rischi enormi e gioca d’azzardo con la vita di molte persone».

A render singolare l’uscita di Grossi non è il giustificatissimo allarme quanto la mancata indicazione d’un colpevole. Pur avendo sul posto una squadra di ispettori a cui è garantito l’accesso agli impianti l’Aiea e il suo Direttore, continuano a non sbilanciarsi sulle responsabilità. In compenso accusano le forze militari intente a «giocare con il fuoco» e le esortano a «fermarsi immediatamente». Un’ambiguità a cui si adeguano molti media. Dunque quali sono le «forze militari» indicate da Grossi? E soprattutto perché sono pronte a rischiare una catastrofe simile a Chernobyl?

Partiamo dal 4 ottobre scorso quando ho potuto accedere alla centrale e a una parte delle sue infrastrutture colpite dai bombardamenti. Il primo elemento indiscutibile è che il vasto impianto e i sei reattori, allineati per quasi due chilometri sul versante orientale di un promontorio affacciato sul Dnepr, sono, dai primi di marzo, sotto il totale controllo dei russi. Dunque la responsabilità di aver spinto la prima linea in prossimità dell’impianto è di Mosca. Ma chi continua a colpirlo? Per comprenderlo siamo partiti da Melitopol, città occupata e annessa a fine settembre da Mosca, viaggiando in auto per due ore e mezza fino ad Energodar, la città attigua alla centrale.

Per garantirci l’accesso all’impianto abbiamo raggiunto il municipio, nel mirino delle artiglierie ucraine attestate sull’altra riva del Dnepr e ottenuto di farci accompagnare dal sindaco filo russo Alexander Volga. L’accesso all’impianto, circondato da una doppia recinzione alta quasi tre metri è affidato ad un reparto di forze speciali russe che controlla meticolosamente vetture ed occupanti. Le stesse forze hanno seguito il nostro viaggio all’interno del perimetro della centrale mostrandoci i resti di granate e missili disseminati in tutta la parte interna della recinzione fino alle vicinanze dei reattori.

L’impianto è dunque sotto il totale controllo di Mosca che ne presidia ogni parte compresa quella sala direzionale in cui continuano a lavorare i tecnici ucraini. Quel controllo si allarga non solo all’intero promontorio su cui sorgono Energodar e la centrale, ma a tutta la sponda meridionale del fiume Dnepr. In tutto ciò un elemento fondamentale per ipotizzare la traiettoria dei colpi lo forniscono le facciate annerite dalle esplosioni e graffiate delle schegge. Il novanta per cento di quelle visitate, anche se sotto costante scorta russa, fronteggia il corso del Dnepr. Sulla riva opposta sono disseminate, invece, le artiglierie e i lanciamissili ucraini. Dunque origine e provenienza dei colpi appare difficilmente discutibile.

Resta da chiedersi perché continuino a colpire il perimetro della centrale rischiando un incidente che metterebbe a repentaglio non solo la vita di civili e militari presenti sulle due rive del fiume, ma dell’intero paese e di una parte d’Europa. La risposta, azzardiamo, potrebbe nascondersi nelle tante parti dell’impianto e del promontorio che non abbiamo potuto visitare. Lì i russi potrebbero aver posizionato lanciamissili o pezzi d’artiglieria puntati sul versante ucraino. In questo scenario missili e granate, caduti dentro e fuori la centrale, avrebbero come obbiettivo non tanto l’impianto quanto le postazioni russe. In tutto questo resta inspiegabile l’opacità e l’ambiguità della missione Aiea, che pur avendo accesso all’impianto, evita di far chiarezza sul chi e sul perché si spara sulla più grande centrale nucleare d’Europa.

Tags: energiaenergia nucleareguerreRussiaUcraina
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Commenti 1

  1. Sergio says:
    10 mesi fa

    L’Europa deve servire da monito a tutto il mondo, un continente rasato a zero per la terza volta insegnerà anche agli Zulu chi dovranno acclamare affinchè il mondo “cresca nella pace e nella sicurezza” dei pochi padroni, mentre tre miliardi di bravi peones sopravvissuti potranno godersi la “decrescita felice” a suon di balli e canti tribali da guardare sul touch-pad, scaricando pure la app per il rinnovo giornaliero del permesso di respirazione, oltre a quello per raccogliere i pomodori. Un mondo perfetto.
    Tutto questo mentre compagni di merenda e vichinghi hitleriani si scannano allo stadio per imporre ciascuno la propria vera e sacrosanta ideologia. Un pollaio di gallinacci è più scusabile.

    Rispondi

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