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Home Europae

Chi sono gli elettori del nuovo corso lepenista. Un’indagine sociologica

di Marco Valle
3 Febbraio 2023
in Europae, Home
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Chi sono gli elettori del nuovo corso lepenista. Un’indagine sociologica
       

Nel suo percorso di “normalizzazione” il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella ha archiviato gran parte dell’armamentario del passato (compreso il vecchio nome: Front National ricordava troppo l’ingombrante Jean Marie…) e rinnovato i quadri. Un’operazione faticosa e talvolta dolorosa (le purghe e le espulsioni, compresa quella del babbo fondatore e della nipote Marion hanno sempre un loro costo) ma alla fine vincente. Gli 89 deputati eletti nelle elezioni dello scorso giugno rappresentano un risultato storico per una forza politica da sempre marginalizzata e ostracizzata.

Ma c’è di più. Il “vestito nuovo”, formato Rassemblement National, ha attratto e convinto nuovi segmenti elettorali che nelle urne si sono sommati ai tradizionali blocchi sociali di riferimento del lepenismo dando forma e sostanza ad uno scenario inatteso che ha sbigottito gli avversari (Macron per primo) e incrinato le usurate categorie interpretative di media e sondaggisti.

Lo conferma una volta di più l’accurata analisi del sociologo Luc Rouban che con minuzia ha indagato sui flussi elettorali francesi ricostruendo le ragioni di un successo per molti versi inatteso. Nel suo libro “La vraie victorie du RN”, lo studioso certifica e documenta come i lepenisti abbiano intercettato, oltre al radicato malessere verso l’immigrazione (lo storico cavallo di battaglia dei destristi transalpini), anche e soprattutto altre inquietudini e altre domande sociali.

Sullo sfondo vi sono la lunga protesta dei “gilets jaunes”, la crisi di sfiducia nelle istituzioni innescata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Ma non solo: il Rn ha saputo raccogliere consensi tra i molti francesi preoccupati dall’evaporare drammatico dei servizi pubblici (sanità, sicurezza e scuola), ultima eredità dello stato sociale costruito da Charles de Gaulle negli anni Sessanta. Un problema trasversale che riguarda ormai la maggioranza dei cittadini sempre più scettici verso ciò che rimane dei partiti tradizionali .  Non a caso per la prima volta, il partito ha sfondato nei ceti medio borghesi urbani, un segmento fortemente scolarizzato e relativamente benestante ma sempre più preoccupato dalle politiche economiche macroniane e dalla conseguente erosione del potere d’acquisto oltre che spaventato dall’insopportabile deriva ideologica woke in atto nelle università e nei media francesi.

A convincere questi nuovi elettori, secondo Rouban, è stato determinante il personale politico scelto da Marine per comporre le liste. Allontanati o pensionati i vecchi attivisti, per lo più reduci della guerra d’Algeria o ex militanti di Ordre Nouveau e di altri gruppi della galassia ultra destrista francese, la signora ha imposto volti e nomi rassicuranti tratti per oltre la metà dei 110 candidati del primo turno proprio da quei settori borghesi e imprenditoriali sino allora scettici o diffidenti verso il partito fiammista.

Al secondo turno ai voti del ceto medio impoverito si sono poi aggiunte le schede di molti elettori provenienti dalla sinistra, per lo più precari, disoccupati, pensionati: i “vinti” della globalizzazione e del liberismo che, persa ogni speranza in una sinistra radical chic ormai dimentica delle problematiche mondo del lavoro e della coesione sociale, si ritrovano sempre più nelle parole d’ordine anti-élites di Marina Le Pen.

Alla fine, come nota il ricercatore, il collante per nuovi e vecchi elettori del Rassemblement National è un diffuso pessimismo sul futuro. Mentre l’economia transalpina fatica e rallenta le politiche di “Jupiter” Macron hanno una volta di più accresciuto il divario sociale tra una ristretta minoranza di privilegiati e il resto della Francia. Che soffre, s’arrabbia e vota in piena libertà. Peer l’opposizione.

Tags: FranciaJordan BardellaMarine Le Pen
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