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Ciao PD. Eutanasia di un ex partito di potere

di Maurizio Bianconi
18 Gennaio 2023
in Il punto
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Ciao PD. Eutanasia di un ex partito di potere
       

L’insuperabile Corrado presentatore del programma “La corrida, dilettanti allo sbaraglio”, fra un numero e l’altro, roba in genere esilarante per dilettantismo e castronerie a go-go, diceva “ma non è mica finita qui”. Concetto che aderisce alla commedia messa in scena dal PD. La piece si potrebbe titolare “Masochisti allo sbaraglio-come mangiarsi il patrimonio e perdere la faccia”.

Se in una di quelle sere d’inverno a veglia senza tv e riscaldamento, a sedere dentro il camino sulle spallette di sasso e senza niente per proteggersi il sedere dal freddo, il narratore di turno l’avesse raccontata non come storiella ma come cosa vera, nessuno ci avrebbe creduto. Eppure è vero.

Un partito che solo si salvò dalla caduta del Muro di Berlino che distrusse oltre al comunismo sovietico e dei paesi satelliti, anche i partiti fratelli occidentali. Che uscì indenne da Mani Pulite, che sopravvisse al ventennio berlusconiano, che fu per anni al governo piazzando la sua gente ovunque. Che ebbe la quasi totalità del sistema burocratico finanziario dalla sua, la magistratura compagna di viaggio, che dominò gramscianamente media, cultura, scuola, atenei. Che è andato di conserva per decenni con banche, industria nazionale, sindacati, associazioni di categoria, Chiesa romana.

Un partito che racchiude più di tutti gli altri il lievito madre dei valori dell’antifascismo. Un partito che esprime il presidente della repubblica e che ha sintetizzato le due principali culture che fecero la costituzione. Che governa in Unione Europea e fornisce alla commissione, cioè al governo dell’Unione, i commissari italiani.  

Questo partito oggi é in pessime condizioni. I sondaggi dicono che di giorno in giorno perde consensi a bocca di barile. Che si è fatto superare sia nei consensi che a sinistra, da un primate della politica, un dilettante conclamato a capo di una truppa scombiccherata. Che si é fatto occupare la posizione di centro sinistra da una forza politica che pareva poco piú di un circolino privato di un furbone e un coglioncione e che è al mondo da qualche mese e non da 100 anni come loro.

Bene se il cantore di veglia l’avesse spacciata per cosa vera, nessuno gli avrebbe alla fine neppure offerto una bevuta. Troppo incredibile.  Eppure è andata così. Ce ne vuole del bello e del buono. Perchè essendo al governo e al potere (che sono due cose diverse) pare impossibile precipitare, perdere clamorosamente consensi, elezioni, posizioni e fare sì che un partiticchio di residuati bellici e giovani illusi, postfascisti nel midollo, dall’1, 8% schizzasse al 31%. Togliatti, Berlinguer, ma anche Andreatta Moro e c. hanno dall’aldilá avviato pratiche di disconoscimento della paternità. Era il minimo sindacale che potessero fare.

Ma nell’aldiquà i problemi rimangono. Una domanda è come sia possibile che per cambiare un segretario si perdano 5 mesi e in mezzo a una tempesta politica di queste dimensioni. Tempo speso in diatribe interne, a sputtanarsi l’un l’altro, a litigare di cose che interessano poco perfino gli iscritti. 150 giorni durante i quali la politica è a fuoco, governo Meloni all’esordio, energia, svalutazione, crisi economica. Mentre sarebbe doveroso svolgere un’opposizione credibile si chiudono i contatti esterni e in una psicotica rissa interna si disquisisce di voto on line.

Marco Ferreri tanti anni fa diresse un film “Ciao maschio” nel quale si narrava la crisi identitaria del genere maschile e la sua abdicazione a ricostruire un suo ruolo.  Oggi sul quel filone narrativo  “Ciao Pd” sarebbe un lungo (corto)metraggio appropriato. Protagonisti? C’è l’imbarazzo della scelta.

Tags: Partito Democratico
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