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Home L'Editoriale

Cinque riflessioni aspettando le elezioni

di Adalberto Baldoni
12 Novembre 2017
in L'Editoriale
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Cinque riflessioni aspettando le elezioni
       

 

Il risultato delle elezioni siciliane è stato commentato in tutte le salse. Anche se è inopportuno considerare la Sicilia come laboratorio degli equilibri nazionali, il risultato di domenica 5 novembre ci spinge ad alcune considerazioni, anche in vista delle prossime consultazioni politiche che dovrebbero tenersi nel primo semestre del 2018.

 

  1. SI PROFILA UN DUELLO BERLUSCONI-GRILLO. La vittoria di Nello Musumeci era quasi scontata, nonostante le speranze dei grillini; la dura sconfitta del Pd era nell’aria, anche dopo l’inqualificabile amministrazione della regione da parte del grottesco e incapace Rosario Crocetta. Se questo è l’andazzo, l’Italia tripolare si avvia a divenire bipolare. Ha ragione il resuscitato Cavaliere quando afferma che per il centrodestra l’avversario da battere è, senza alcun dubbio, il Movimento Cinque Stelle. Infatti dopo il successo del 40 per cento alle europee del 2014, il Partito democratico ha conseguito una serie di brucianti sconfitte dovute al fallimento delle sue politiche di governo. Ha perso comuni importanti come Roma e Torino, ha subito una batosta al Referendum e adesso ha lasciato la Sicilia in mano a un ex missino, ossia a un postfascista. Per Matteo Renzi sono stati tre anni terrificanti aggravati da una crisi interna che ha portato il partito ad una dolorosa e irreparabile scissione. Uno dei suoi principali alleati, Angelino Alfano è stato letteralmente asfaltato. La sua Alternativa Popolare, non avendo raggiunto la soglia di sbarramento del 5% , è rimasta fuori dall’Assemblea regionale. Chi pensava ( o sperava) che la Waterloo siciliana inducesse Renzi a lasciare la segreteria del partito, ha sbagliato. Il leader rimarrà lui. Anche perché, al momento, essendo usciti di scena i D’Alema e i Bersani, mancano concrete alternative. Anche Walter Veltroni ha dichiarato che non ha alcuna intenzione di tornare sulla scena politica, specialmente ora che il suo partito è stato ridotto ad un ammasso di rovine.
  2. IL CENTRODESTRA VARI UN PROGRAMMA CREDIBILE. Il centrodestra ha accolto con ampia soddisfazione il responso delle urne. Può vantare di avere conquistato un’altra regione importante dopo quelle di Veneto, Lombardia, Liguria. Resta però da chiarire i ruoli dei tre leader, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Gioisce il Cavaliere che si è posto come forza di aggregazione e può sbandierare ai propri alleati l’affermazione di Forza Italia che raggiungendo il 16,4 % dei voti ha ottenuto 14 seggi. Da parte loro Salvini e Meloni con la loro lista hanno toccato il 5,6% e fatto eleggere 4 deputati regionali. Le aspettative erano più rosee. Salvini deve mettersi in testa che la Lega al Sud (ma anche al Centro) non riscuote consensi. Il centrodestra ha bisogno di un leader che sia ben accetto in ogni parte del Paese, non solo al Nord. Il centrodestra deve puntare sui programmi non continuare a discutere sulla leadership, sui sondaggi, sulla conta dei collegi, sulle liste elettorali… Gli italiani vogliono sapere quali sono gli obiettivi da raggiungere in materia di sicurezza, immigrazione,occupazione, la lotta agli sprechi della spesa pubblica, la separazione delle carriere dei magistrati, la limitazione delle prestazioni della sanità pubblica per i contribuenti più ricchi, il taglio delle tasse per la casa, gli aiuti alle coppie in difficoltà, la difesa dell’ambiente, ecc. ecc.
  3. MOVIMENTO 5 STELLE PRIMO PARTITO. Benché sconfitto nella corsa al governatorato, il Movimento Cinque Stelle, con circa il doppio dei voti rispetto al 2012 si conferma il primo partito nell’isola. E’ un dato che fa riflettere. Nel 2012 i voti per il M5S erano 285.202 (14,9%), nel 2017 sono diventati quasi 505 mila (26,6%). Ha ragione da vendere Beppe Grillo quando afferma che il candidato Giancarlo Cancelleri era sostenuto solo dal suo Movimento mentre Musumeci poteva contare su ben cinque liste (Forza Italia, Autonomisti, Udc, Diventerà Bellissima e Fratelli d’Italia-Salvini)
  4. NELLO MUSUMECI: CAMPIONE DELLA COERENZA. Ha vinto il centrodestra ma soprattutto ha vinto Nello Musumeci, personaggio onesto, dinamico, coerente, fedele al suo passato, rispettato anche dai suoi avversari politici. Ma chi è Musumeci? La sua carriera politica inizia da giovanissimo quando si iscrive alla Giovane Italia, l’organizzazione studentesca vicina al Movimento sociale italiano. A vent’anni è eletto consigliere comunale nella sua città di origine, Militello in Val di Catania e successivamente nei comuni di Gravina di Catania (1980) e Castel di Iudica (1983) dove ricopre anche la carica di vicesindaco in una coalizione di centro-destra. A 32 anni è eletto segretario provinciale del Msi a Catania. Consigliere provinciale di Catania dal 1990 fino al 1993. L’anno successivo diventa presidente della Provincia di Catania con la sola lista del Msi, incarico confermato nel 1998. Assieme al sindaco di centrosinistra, Enzo Bianco, viene considerato uno dei protagonisti della cosiddetta “Primavera di Catania”. Successivamente con Alleanza nazionale viene eletto europarlamentare nell’Italia insulare in ben tre legislature: 1994, 1999 e 2004. Sottosegretario di Stato al ministero del lavoro e delle politiche sociali nel 2011. Dal 2012 deputato regionale all’Assemblea regionale siciliana. Nel settembre 2005, in polemica con Gianfranco Fini, aveva abbandonato Alleanza nazionale e fondato Alleanza siciliana, movimento autonomista di destra a carattere regionale. Dal 2008 e il 2015 è stato vicesegretario de La Destra di Francesco Storace.
  5. INARRESTABILE FUGA DEGLI ELETTORI DALLE URNE PERCHE’ DELUSI DAI PARTITI. Ma ciò che dovrebbe preoccupare la politica, è l’inarrestabile fuga degli elettori dalle urne. Lo abbiamo rilevato più volte, qunado abbiamo affrontato la crisi dei partiti. Le elezioni siciliane hanno confermato questo trend negativo. Ormai la partita si gioca solo nella metà di un campo regolare. In Sicilia l’astensione ha raggiunto il 53,24 % degli aventi diritto, ossia più di un elettore su due. Alle urne è andato solo il 46,76%. Eppure l’importanza di questo appuntamento era enorme: si trattava di eleggere il nuovo governatore e rinnovare l’assemblea regionale dove per la prima volta i consiglieri sono 70.

Ultima nota: quando si voterà per le politiche, sarà tutto diverso? Sarà veramente un duello Centrodestra-5Stelle, come tutto lascia intendere? Il Pd riuscirà a risalire la china oppure i suoi elettori preferiranno votare per i grillini come in tanti hanno fatto in Sicilia dove era possibile il voto disgiunto? Compito primario del centrodestra è non solo varare al più presto i programmi ma tentare di recuperare la gente delusa, frenare la corsa all’ astensionismo, ridare fiducia a milioni e milioni di italiani.

Tags: astensionismocentrodestraelezioniMovimento 5 stellePartito Democratico
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