Luca Ricolfi, in una intervista rilasciata dopo la pubblicazione del meritatamente lodato lavoro “La notte delle ninfee. Come si malgoverna un’epidemia”, ha riconosciuto o forse ancora meglio per noi ammesso di essere di sinistra. Il cattedratico in quiescenza, e non da oggi, si dimostra serio, informato e documentato, tale da essere considerato miliari di anni luce distante e differente dalla totalità degli uomini di sinistra, che fingono di distinguersi dal vecchio pachiderma rosso, salvo poi religiosamente coltivarne la memoria con uno stanziamento di 400 mila euro da parte del governo giallorosso e con la pubblicazione nel settore collezionistico sempre più deserto, di un francobollo commemorativo. Tutto ciò è avvenuto in occasione della celebrazione del centenario, primo e fortunatamente ultimo, della fondazione a Livorno del Partito Comunista.
Nell’agile volume (185 pagine), apparso da pochi giorni, Ricolfi ha esaminato la gestione della pandemia in Italia durante la due distinte fasi, ponendo a base e a modello critico la situazione registrata nell’ottobre scorso, in cui era emerso senza “il minimo dubbio che la seconda ondata era il frutto inevitabile delle omissione dei nostri governanti” giallorossi. L’analisi delle responsabilità generali è stata fondata sulle tergiversazioni lunghe e principalmente inconcludenti e farraginose dell’esecutivo.
Di tutt’altro segno rispetto all’acritica, cerimoniosa accettazione dei benefici della globalizzazione, “sarebbe stato più agevole, la scorsa estate, prendere atto in base ad un principio di puro buon senso, il turismo internazionale è incompatibile con una pandemia”. Si ritrovano di pagina in pagina osservazioni critiche fondate e centrate. Ad esempio, a proposito del’Europa, l’Autore è dell’avviso che l’edificio continentale “è una cattedrale mal riuscita”, in cui “la maggior parte dei capi di governo” sono condizionati dagli interessi clientelari. Un’altra pagina, modello di una realtà infelicemente vissuta, è quella in cui lo studioso torinese rileva che, dopo decenni di pessima educazione sociale, un sistema, come quello italiano, “diventa fondamentalmente ingovernabile”.
Del resto poi è impossibile avanzare critiche nel passaggio in cui rileva che gli errori compiuti dall’Italia “sono talmente numerosi e madornali che nessuno può stupirsi che sia stata travolta da entrambe le ondate”.
Ricolfi è onesto, obiettivo ed equilibrato, nel passaggio in cui esclude sia possibile, ben lontano dalle distinzioni partitiche, “sommare i due guai: avere governi latitanti e cittadini refrattari alle regole”. Il cattedratico si spinge a determinare, con ragionevole fondatezza, il costo di ritardi e delle incertezze tra le due diverse fasi: tra venticinquemila e quarantamila vittime. E’ impossibile non accettare il bilancio finale, da conservare per la storia del nostro paese, sulle “gesta di una gesta di un classe di governo che non si è accontentata di sbagliare molto di fronte alla prima ondata, ma ha preteso – con spensierata arroganza – di ripetere gli stessi errori di fronte alla seconda”.
LUCA RICOLFI, La notte delle ninfee. Come si malgoverna un’epidemia, Milano, La nave di Teseo, 2021, pp. 185. €17,00.