Si combatte nel Mezzogiorno la guerra intestina per il controllo del Partito Democratico. Tre i principali protagonisti: il segretario Matteo Renzi – ritornato in campo in questi giorni dopo la pausa imposta dalla sconfitta referendaria – , e due governatori: il pugliese Michele Emiliano ed il campano Vincenzo De Luca. Sono loro, infatti, seppur da differenti posizioni, i principali avversari del segretario democrat.
Emiliano si è schierato apertamente per il No al referendum del 4 dicembre scorso, diventando di fatto uno dei poli di aggregazione di quanti non condividono la linea renziana. Ed oggi il governatore pugliese appare destinato ad essere uno dei protagonisti del prossimo congresso nazionale del Partito Democratico, probabilmente in veste di candidato alla segreteria in alternativa a Matteo Renzi.
Decisamente più complesso, invece, lo scenario che ha per protagonista Vincenzo De Luca. Schieratosi senza indugio a sostegno della linea renziana in occasione del referendum, tanto da affidare al figlio la guida dei comitati per il Sì, il governatore campano ha rimediato, però, una sonora sconfitta: nella “sua” Campania il No ha raggiunto il 68,5% dei consensi. Un flop di cui Renzi non ha mancato di chiedere conto a De Luca. Soprattutto in considerazione dei numerosi scivoloni che hanno caratterizzato la campagna elettorale del governatore campano: dagli affondi contro la Bindi al celebre invito a mobilitare gli elettori offrendo fritture di pesce. Sortita, quest’ultima, che ha portato all’apertura di un’inchiesta da parte della procura di Napoli. E per motivi ben più seri che un piatto di pesce.
Atteggiamenti che dopo la sconfitta a Roma si è deciso di non tollerare più. Tanto che del rapporto cordiale tra Renzi e De Luca rimane ora solo il ricordo. Il segretario del Pd ha di fatto scaricato il governatore campano, rivelatosi alla prova dei fatti incapace di assicurare il consenso promesso. La prova più evidente della distanza tra i due è data dalla visita fatta ad inizio settimana da Renzi a Napoli: nessun incontro, neanche informale, con De Luca. Che resta pur sempre il governatore democrat di una delle più importanti regioni italiane. Almeno per il momento.
E sì, perché De Luca lunedì scorso ha preso parte ad una manifestazione ad Afragola – città d’origine di Antonio Bassolino – che ha sancito la nascita del movimento Campania Libera. Nata come lista civica in occasione delle elezioni comunali a Salerno – cui De Luca ha sempre partecipato senza il simbolo del Pd – Campania Libera diventa ora partito. Un partito che risponde direttamente a Vincenzo De Luca. Senza intermediazione alcuna. Ed a dispetto delle precisazioni del governatore campano –c he ha definito questa ricostruzione “fantapolitica” – l’indicazione è chiara: in Campania c’è una forza politica che può sostenere Vincenzo De Luca a prescindere dal Pd. Un partito che potrà giocare un ruolo determinante qualora la nuova legge elettorale – come sembra – avrà un’impronta proporzionale. E che Campania Libera possa avere i numeri in regione per essere determinante lo dimostrano le prime adesione: non solo fedelissimi della prima ora, ma anche numerosi esponenti centristi – da Scelta Civica ad Italia dei Valori passando per il Nuovo Centrodestra – e ex o post del centrodestra.
Insomma, se Emiliano potrebbe candidarsi per combattere una battaglia congressuale contro Matteo Renzi, Vincenzo De Luca sembra prepararsi ad una guerriglia giocata sul filo dei numeri, tra quorum da raggiungere e maggioranze da garantire nelle aule parlamentari e degli enti locali.