Il bambino è stato “colto con le dita nella marmellata” e subito il foglio della famiglia Berlusconi accorre, secondo la linea professata da sempre, di critica finta o superficiale e di appoggio sostanziale, in sua giustificazione, condividendone le risibili spiegazioni recate. Ecco il titolo :”Palazzo Chigi irritato col Dg. Caos stipendi e amici assunti. Renzi molla Campo Dall’Orto”. Nelle righe di apertura si rileva che “Matteo Renzi e – se anche di siluramento non può parlare – di sicuro ha mollato Campo Dall’Orto. Il direttore è finito nel mirino della stampa e per il massiccio ricorso assunzioni di “amici” esterni che hanno indispettito il premier”.
E’ stato necessario quindi che una volta tanto la stampa nazionale tornasse a svolgere il ruolo naturale in un sistema democratico, recando dati precisi e dettagliati, abbondonando il ruolo vassallo svolto finora nell’ “era renziana”, perché esplodesse uno scandalo di dimensioni enormi, nel quale il “premier” sceglie di fare ovviamente la figura dell’ignaro e della vittima piuttosto che quella del complice e del connivente. Dopo le tante dimostrazioni date di strapotere e di arroganza dal “cerchio magico”, non è affatto credibile che il lungocrinito manager sia arrivato a punte tanto clamorose, smentendo quella fama di “genio che doveva svecchiare viale Mazzini, di uomo che avrebbe spazzato via i partiti dalla televisione di Stato e aperto il futuro alla meritocrazia”, ammantato dalla veste da cui era circonfuso, senza che controlli e verifiche fossero condotte.
Il Dg, “piovuto dalla Leopolda”, secondo notizie giornalistiche si è difeso in Commissione Vigilanza, sostenendo “Io vengo dal settore privato, nei miei lavori precedenti negoziavo lo stipendio, stavolta no, mi hanno detto quale era la cifra di prima ed io ho detto perfetto”. Nessuno – risulta – abbia segnalato che si trattava del lavoro in un servizio pubblico, pagato dai cittadini, costretti a pagare con sistemi parapolizieschi, cittadini, cui benevolmente è stata erogata l’elemosina degli 80 euro mensili lordi, cittadini ai quali non è mai garantita la libertà di informazione, quotidianamente bombardati dalle meravigliose quanto molto spesso fantasiose imprese del sedicente premier.
Intanto continuano ad essere offerte prove della pessima qualità della macchina dello Stato. L’ultima è rappresentata dalla farsesca vicenda del quizzone per il concorso pubblico riservato a 500 posti di funzionari del ministero dei Beni culturali, “pieni di errori e di orrori”. E’ questo un settore affidato da decenni a funzionari carichi di “amor sui” e guidato da incompetenti, fatta eccezione per Spadolini e Fisichella, ed oggi “guidato” da Franceschini, politico di professione e “ a tempo pieno”. Basti pensare al dolore ostentato per la scomparsa di Marta Marzotto, considerata protagonista del mondo culturale nazionale.
Il giornale di famiglia bombarda quotidianamente Salvini, puntando ad allargare interno alla Lega, reo di essersi opposto e di continuare la critica del progettato avvento di Parisi. Il segretario del partito lombardo – veneto – emiliano – toscano, inesistente in ogni altra regione italiana, respinge l’ipotesi “marmellata”, sostenuta da Berlusconi con il rientro del “figliol prodigo” Alfano, ancorato alla poltrona di ministro dell’Interno nel gabinetto del ragazzotto.
Fonda la propria linea politica sul trinomio “sovranità, identità, libertà”, tipici e propri, specie i primi due, il terzo è solo banale e scontato, della destra, oggi, con la Meloni, “in tutt’altre faccende affaccendata (auguri!), del tutto silenziosa e quindi assente. I due termini – non dimentichiamolo – non appartengono davvero alle varie componenti della macedonia in preparazione, in cui conducono un contorto gioco personaggi presentatisi alla ribalta del settore neodemocristiano, con mire egemoniche, come Parisi e Passera, al momento interessato al rilancio alternativo del Monte dei Paschi di Siena, l’istituto di credito in pesanti difficoltà ed amorevolmente curato e seguito dal governo e dal partito, di cui Renzi è segretario.