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Home L'Editoriale

Cosa si cela dietro l’incontro tra Draghi ed Erdogan?

di Maurizio Bianconi
8 Luglio 2022
in L'Editoriale
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Cosa si cela dietro l’incontro tra Draghi ed Erdogan?

Turkey's President Recep Tayyip Erdogan, right, talks next to Italy's Prime Minister Mario Draghi during a joint news conference following their meeting at the Turkish Presidential palace in Ankara, Turkey, Tuesday, July 5, 2022. Turkish President Recep Tayyip Erdogan said Tuesday he intends to "intensify" negotiations with Russia and Ukraine in the hope of reaching a deal on a U.N. plan to export Ukrainian grain to world markets. (AP Photo)

       

C’è stato un gran parlare sul fatto  che Mario Draghi avesse definito “dittatore” Erdogan e oggi  strette di mano, sorrisi, accordi commerciali e militari. Polemica fuori luogo. Draghi aveva aggiunto ”con questi dittatori uno. . . deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio paese”. Posizione ineccepibile. Il punto è un altro.

Nel pianeta, i regimi dispotici sono in numero largamente superiore ai governi realmente democratici. Le democrazie illibate (o quasi) sono poche, 15 per l’esattezza. Gli stati dittatoriali o semidittatoriali sono 65.

Dal  principio declinato da Draghi discende che non è plausibile distinguere gli stati partner con il metro della democrazia e della dittatura. Usa e Uk per combattere il nazismo si allearono con un regime autoritario e criminale. Gli Usa sono alleati privilegiati dell’Arabia Saudita, preceduta nella nefasta classifica degli stati despoti dalla Corea del Nord e da pochi altri. L’Ucraina fa parte degli stati reprobi e non di quelli a democrazia completa.

Pur essendo fuori discussione chi sia l’aggredito e chi l’aggressore, tuttavia  è un fuor d’opera dichiarare che parteggiare per l’Ucraina corrisponde alla difesa della democrazia contro la dittatura. Si potrebbe  affermare che si difende il paese invaso, ma non certo perchè di qua ci sono “i buoni” e di là “i cattivi”.

Per la verità i contendenti sono entrambi nella lista dei “cattivi’”, chi più e chi meno. Un po’ come quando l’Irak invase il Kuwait. Due dittature. Gli Usa decisero di soccorrere gli invasi, perchè giustappunto invasi e per di più petroliomuniti. Nè  la compartecipazione ai destini del paese invaso trova la sua giustificazione nel principio etico che le guerre non si scatenano in nessun caso e che non è ammissibile  invadere la patria degli altri. Non risulta lo stesso  impegno in analoghe circostanze

Talvolta le guerre e le invasioni delle patrie altrui furono scatenate costruendo perfino falsità imbarazzanti da chi oggi si erge a tutore di quei valori. È semplice dedurre che il richiamo alla difesa dei principi di libertà e di democrazia o la solidarietà con gli invasi per giustificare l’aiuto all’Ucraina suona espediente. Il sostegno  alle sorti ucraine ha fondamenti ben diversi dalla difesa della trincea democratica e dei diritti degli aggrediti. I dittatori sono nemici da avversare quando  la condanna e gli atti conseguenti supportano gli interessi di chi pronuncia la fatwa e si schiera con le vittime. Politicamente non c’è nulla di scandaloso. Scandaloso se del caso è atteggiarsi a paladini dei diritti e delle libertà e avversari giurati della guerra, per dare corpo ai propri interventi.

Le posizioni di Mario Draghi nel conflitto ucraino e nei rapporti con Erdogan rispondono – come è doveroso — all’interesse prevalente di chi Draghi tutela e protegge. Che non è il suo paese (qui risiede la menzogna nel ragionamento  del premier, riportato più sopra) ma i suoi storici compagni di viaggio, fonte del suo prestigio internazionale e del suo successo. Il mondo che portò Cossiga a definirlo “vile affarista” e “socio di Goldman Sachs”.

Costui si affida e ispira il mondo finanziario, il mondo di sopra, quel mondo che mette “i mercati sopra e gli stati sotto’” L’Italia è uno stato, gli Usa e l’Ue sono prevalentemente le leve e gli strumenti dei mercati, come ci ricorda senza ipocrisie Greenspan. Trattare con Erdogan, il tifo sviscerato per Zelensky, la demonizzazione di Putin (indifferente è quanto sia meritata) seguono lo schema. Energia, carburanti, materie prime alle stelle, tributi e inflazione in crescita: i mercati esultano, gli stati incassano e i cittadini soffrono e si impoveriscono. A Draghi va bene cosí.

L’auspicio è che  si cominci a capire che la “democrazia” che combatte la dittatura e la guerra, è vera e reale quanto Babbo Natale, la Fata Turchina e Draghi patriota.

Tags: ErdoganMario DraghiTurchia
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