Madrid è stata la tomba della sinistra spagnola. Almeno di quella del dopo-Gonzales&Zapatero. Il voto che ha deciso chi governerà la capitale iberica per i prossimi anni è stato molto politico e poco amministrativo. Ed ha bocciato senza appello il sanchismo, cioè la formula politica che vede alla guida della Moncloa il socialista Sanchez con una coalizione, molto rissosa e poco controllabile, formata dal Psoe e dai postneomarxisti di Podemos.
I socialisti hanno lasciato per strada 13 seggi e Podemos 3 (ma nel 2015 ne aveva 25; ora gliene restano solo 10). La grande débacle della sinistra ha fatto una prima vittima importante: Pablo Iglesias, “il Grillo di Podemos”, che ha dovuto mollare la presa. Si aspetta ora almeno una seconda vittima politica e tutti gli occhi guardano a Sanchez. Quello arrivato dall’elettorato madrileno è stato un clamoroso avvertimento a questo grande amico di Macron, di Renzi e di Trudeau.
Ma fino a questo momento dalla Moncloa è arrivato solo un assordante e imbarazzato silenzio. En passant, i capetti del Psoe madrileno restano al loro posto. Nessuno ha intenzione di dimettersi. Un effetto domino è prevedibile nelle prossime ore su tutta la sinistra spagnola, anche perché la lista Mas Madrid, nata dalla costola più ideologizzata (a sinistra) di Podemos, ha raccolto una buona quota di suffragi dimostrando, con i numeri, che la sinistra estrema si è mangiata il Psoe ma anche buona parte di Podemos.
Ma Madrid è stata anche la tomba del centrismo, dei moderati, degli equilibristi sempre terrorizzati dal dover scegliere: se stare di qua oppure di la. Il movimento centrista Ciudadanos non ha preso neanche un seggio: ne aveva 26. Un’ecatombe.

Chi ha vinto? Il centro-destra, dicono tutti. Certo, il centro-destra formato da Partido popular e da Vox (che non sono uniti da intese formali) ha la maggioranza assoluta: 78 seggi su 136. Vedremo se Vox voterà a favore del Governo cittadino oppure si asterrà. Ma dobbiamo guardare con attenzione a cosa c’è dentro questa intesa Pp-Vox. C’è una donna, la vera e unica vincitrice di domenica: Isabel Díaz Ayuso. Punto. Ma questa giovane e graziosa signora che, malgrado l’età, può vantare un solido curriculum politico, non è Pablo Casado, leader dei popolari.
Quando il Governo Sanchez decise di trasferire i resti di Francisco Franco dal Valle de los Caidos, lui, Casado, disse che era d’accordo. Fu scandalo. E lei non si accodò alle parole del suo capo politico. Anzi, dal suo entourage trapelò il suo totale disaccordo. Ogni volta che il leader popolare ha dovuto affrontare il tema del rapporto con Vox, Casado rispose liquidatorio che il suo partito non intendeva avere rapporti con “l’estrema-destra”. Lei, al contrario, non lo ha mai detto. Anzi, è ben felice che Vox la aiuti ora a governare Madrid.
Il quotidiano spagnolo on-line più accreditato a destra, El Correo de Espana, ha scritto questa mattina che la Díaz Ayuso ha vinto con la bandiera del Pp ma con le idee e il programma di Vox. Testualmente: “ha ganado e barrido”, cioè ha vinto e stravinto. Ed anche la sua personale vittoria è un segnale, molto molto forte, allo sciapo Casado affinchè corregga la linea del partito, ambigua come lo sono per natura i centristi di ogni latitudine.
E Vox come è andato? Diciamolo francamente: poteva andar meglio. E’ cresciuto solo di un seggio. Davanti ai 35 seggi in più dei popolari (ne avevano 30 e ne hanno 65) non era facile. Ma… Ma, ad esempio, Vox non ha mietuto quel che doveva nei quartieri operai della capitale perché ha combattuto una buona campagna elettorale quasi esclusivamente sul terreno dei valori (famiglia, eutanasia, aborto, gender) e non su quello dei problemi sociali (disoccupazione, debito pubblico, fisco, delocalizzazioni).
Il voto madrileno non deve sorprendere. Spira in tutta l’Europa un ampio vento di destra che trova la maniera di manifestarsi in varie maniere nei differenti Paesi. Lo rivela uno studio del think-thank francese FondaPol che si autodefinisce “liberale, progressista e filo-europeo”. Questo vento si accompagna con un generale processo di polarizzazione della vita politica: crescono i due poli contrapposti destra e sinistra e si riduce drasticamente quel che resta in mezzo, i centristi, i moderati, gli equilibristi, appunto come Ciudadanos in Spagna. C’è di che rifletterci per esistere come destra: rinnovata sì, rinnegata no.

Codicillo finale. Pablo Iglesias ha detto che si darà alla cultura. Probabilmente si darà alla televisione. A foraggiarlo sarà il magnate catodico Jaume Roures, militante trotzkista mai rinnegato padrone di giornali, riviste e televisioni. Come Veltroni al Corriere della sera.