Un’altra eccellenza italiana in grave crisi: Dopo Astaldi tocca ora a Cmc — il gigante cooperativo delle costruzioni, quarto gruppo italiano e circa 9mila lavoratori, — decidere di richiedere l’ammissione alla procedura di concordato preventivo «con riserva». È il segno della pesante crisi del settore delle costruzioni con un fatturato sceso in 10 anni di oltre 6 miliardi, oltre 600 mila posti di lavoro persi e che sta artigliando da vicino anche le aziende leader del settore.
La scelta del concordato, secondo Cmc «visto l’attuale frangente di tensione finanziaria» rappresenta la strada più efficace «per porre in sicurezza il patrimonio della società e tutelare, in tal modo, tutti i portatori di interessi». A novembre infatti il gruppo aveva annunciato che avrebbe sospeso il pagamento di una rata di bond in scadenza il 15 novembre a causa di mancati pagamenti per 108 milioni di euro.
L’allarme era partito all’inizio di ottobre quando l’azienda aveva comunicato che nessuno di sei pagamenti ritardati e attesi per fine settembre era stato saldato. Tra i debitori anche Anas che aveva però poi saldato i suoi conti da 50,6 milioni. A fine ottobre poi Cmc aveva deciso di rivolgersi a Mediobanca per «intraprendere tutti gli approfondimenti necessari a gestire la contingente situazione di tensione finanziaria, peraltro caratteristica di tutto il comparto di mercato in cui la cooperativa opera». Oggi la decisione, in attesa del piano concordatario per il risanamento «attraverso il presumibile ricorso al concordato con continuità aziendale» che è «in fase di avvio di elaborazione e necessita di ulteriore tempo per essere finalizzato e formalizzato».