L’Italia fa il suo ingresso nelle acque del Mediterraneo orientale, dove lo scontro tra Grecia e Turchia ha ormai raggiunto livelli di guardia. Le forze greche, insieme a quelle di Cipro, Francia e Italia hanno lanciato le manovre militari “Eunomia” e si terranno nelle acque tra Creta e Cipro tra il 26 e il 28 agosto. Un nome affascinante, ma dal significato preciso, che lancia un messaggio non solo in generale ma anche nel particolare, diretto verso la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Eunomia è l’unione di “eu” e “nomos”, “buono” e “legge”. Si può tradurre semplicemente con buongoverno, ma in realtà può significare qualcosa di più, un ordinamento giusto, che eviti l’abuso e l’ingiustizia e non causi guerre. Questo il significato che ne diede Solone e questo è probabilmente il messaggio rivolto ad Ankara, che per Atene è colei che con le sue azioni sovverte il buon ordinamento, l’eunomia, rappresentato dal blocco che si esercita in quel quadrante del Mediterraneo.
Secondo il ministro greco Nikos Panagiotopoulos “l’iniziativa mira a dimostrare l’impegno dei quattro paesi mediterranei europei per lo Stato di diritto come parte della politica di allentamento delle tensioni”. La Francia partecipa con i caccia Rafale, arrivati in questi giorni tra Souda e Paphos, e con la fregata Lafayette, mentre la Grecia parteciperà con gli F-16 e alcune navi. L’Italia ha inviato il cacciatorpediniere Durand de la Penne, che svolgerà insieme alle tre marine alleate una manovra dal chiaro segnale politico. Iniziativa importante che dimostrerebbe l’allineamento del governo italiano su posizioni eminentemente anti turche. Tuttavia proprio per questo motivo il governo non ha voluto manifestare un eccesso di entusiasmo per le esercitazioni che si svolgono nelle bollenti acque tra Cipro e Grecia. L’iniziativa andava presa, perché la Turchia sta creando non pochi problemi agli alleati mediterranei. Ma dal punto di vista strategico i vertici politici e militari italiani sanno anche che sarebbe molto pericoloso compattarsi esclusivamente sul fronte anti Erdogan. Innanzitutto perché gli interessi italiani non coincidono necessariamente con quelli dei suoi partner nelle manovre navali, considerando anche che oltre alla Grecia, è la Francia a muovere le pedine più importanti anche in chiave di vendita di sistemi d’arma. In secondo luogo, irritare troppo la Turchia in questo particolare momento storico rischierebbe di essere un boomerang per i nostri interessi strategici in Nord Africa, nel Levante e nei Balcani. L’Italia non ha le stesse posizioni della Turchia, con cui anzi la dividono molti elementi. Ma non ha nemmeno la stessa posizione del blocco anti Ankara, dal momento che condivide l’alleato di Tripoli così come molte questioni inerenti il gas e l’intelligence.
Questioni strategiche in cui rientrano anche problemi di ordine politico. Emmanuel Macron ha già scelto il suo blocco e lo fa per motivi di “conquista”. Non vuole perdere del tutto la Libia, dove ha puntato su Khalifa Haftar, e ha interessi in Siria e in Libano oltre che nelle acque di Cipro. Ma quella che preoccupa in questo momento è la Germania. Angela Merkel ha scatenato il suo ministro degli Esteri, Heiko Maas, tra Grecia e Turchia per prendersi la regia del dialogo fra i due opposti schieramenti. Ieri il ministro ha ribadito in visita ad Atene che c’è “assolutamente e immediatamente bisogno di segnali di de-escalation e di disponibilità al dialogo”. Predisponendo poi la visita nella capitale turca. Ma oltre a Maas, sono i rapporti commerciali, politici e dell’industria della Difesa a mettere Berlino in vantaggio. E questo Roma non può permetterselo, specialmente se i turchi hanno da tempo più di un’arma di ricatto nei confronti dell’Italia. Con la Durand de la Penne in manovra e con nave Etna e nave San Giusto a Beirut, l’Italia prova a blindare il Levante.
Lorenzo Vita, Il Giornale. it, 26 agosto 2020