Stato di emergenza in Lituania nelle aree di confine con la Bielorussia, a seguito della proposta avanzata dal Ministero degli Affari Interni del Paese per far fronte alla crescente crisi migratoria, organizzata da Minsk. “La decisione è stata presa a causa dell’aggravarsi della situazione nella zona di confine”, ha dichiarato la prima ministra, Ingrida Simonyte, aggiungendo che sarà poi sottoposta al Parlamento per ottenere il via libera ufficiale. Su proposta del Ministero degli Interni, lo stato di emergenza sarà imposto nella zona di confine con la Bielorussia e nel raggio di 5 chilometri dalla frontiera. Si tratta di aree critiche in cui, a partire dall’estate scorsa, molti migranti provenienti dai Paesi asiatici e africani tentano di entrare illegalmente in Lituania, passando attraverso la Bielorussia. Le nuove misure saranno attive fino al 10 dicembre e, qualora la situazione non dovesse migliorare, sarà valutata una proroga dello stato di emergenza.
Le autorità lituane hanno dispiegato truppe lungo la frontiera con la Bielorussia. La ministra degli Interni lituana, Agne Bilotaite, ha annunciato che “tenendo conto dell’aggravarsi della situazione nell’area di confine, proporremo al governo di discutere l’introduzione dello stato di emergenza nelle aree di confine”. La Commissione Europea, Varsavia e Vilnius continuano ad accusare Minsk di aggravare la crisi migratoria.
Secondo l’Unione Europea, l’aumento del flusso di migranti è organizzato dalla Bielorussia, la quale avrebbe avviato una guerra nascosta e subdola, al fine di destabilizzare il confine nordorientale dell’UE. La situazione ha iniziato ad aggravarsi a partire dal mese di agosto, quando Lituania, Lettonia e Polonia hanno segnalato un sensibile aumento di migranti irregolari provenienti dal confine con la Bielorussia. In totale, da agosto a settembre, sono stati registrati oltre 15.000 tentativi di attraversamento illegale. Questo ha portato i tre Paesi a rafforzare le recinzioni lungo la frontiera, a dispiegare militari e a indire lo stato di emergenza.
Il recente incremento è legato alle contromisure adottate dal presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, per rispondere alle sanzioni che l’Unione Europea aveva imposto contro il regime di Minsk per il dirottamento del volo Ryanair della scorsa primavera. L’atto aveva portato all’arresto dell’attivista e giornalista Roman Protasevich. Lukashenko aveva dichiarato che la Bielorussia non avrebbe più contribuito ad aiutare l’Unione Europea nella lotta all’immigrazione clandestina a causa dell’interferenza di Bruxelles in quelli che sarebbero “affari interni”. Il presidente della Lituania, commentando la crisi, ha definito i migranti “un’arma politica del regime bielorusso”.