Simone Cristicchi ha confessato la sua “ignoranza colpevole”: fino a poco tempo fa l’Istria non sapeva nemmeno dove fosse, una terra sconosciuta, una sorta di “Atlantide sommersa”. Poi, durante una visita casuale a Trieste ha visitato il Magazzino 18, il grande spazio in Porto vecchio dove sono conservate le masserizie degli esuli istriani e dalmati. In quel «museo suo malgrado», in quel «luogo della memoria», l’artista ha sentito la forza degli oggetti che raccontavano una storia di tutti. Sedie, armadi, tavoli, ricordi e ritagli di tante vite, che lo hanno spinto a volerla conoscere quella storia e «proprio qui, dove è avvenuta».
È nato così il “musical civile” Magazzino 18, lo spettacolo diretto da Antonio Calenda, che il 22 ottobre aprirà nel capoluogo giuliano la nuova stagione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
“Magazzino 18” dà il “la” al percorso, in qualche modo “incornicia” tutta la programmazione. L’ha sottolineato il nuovo presidente dello Stabile, Milos Budin, ricordando – con gesto inconsueto tra i politici, dove la memoria è spesso corta – che il cartellone «consistente, vario e di grandissima qualità, si deve al cda e al presidente» che l’hanno preceduto. Ovvero, un grazie alla precedente gestione di centrodestra.
Teatro, dunque, come spazio della “pietas”, come luogo dove si esorcizza la guerra e si celebra il valore della parola e della vita, nella prospettiva di un futuro condiviso.
«Viviamo un momento terribile» ha detto il direttore artistico dello spettacolo Antonio Calenda, accennando ai conflitti che scuotono lo scenario internazionale. «E l’esodo è un tema fondamentale delle guerre etiche, che portano sempre con sè la trasmigrazione dei popoli. Quando Simone Cristicchi ed io abbiamo visto il magazzino 18, ci è apparso come una testimonianza esistenziale straordinaria, di gente che voleva riprendersi in qualche modo la sua vita, che non voleva sentirsi sradicata. Cristicchi si è avvicinato al tema come un giovane aedo, con malinconia e ironia, ma con la curiosità di chi indaga».