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Home L'Editoriale

Crocetta se ne deve andare. E non (soltanto) per quella telefonata…

di Giampiero Cannella
19 Luglio 2015
in L'Editoriale
0
Crocetta se ne deve andare. E non (soltanto) per quella telefonata…
       

Crocetta deve andare via, ha ormai perso la sua battaglia. Non perché si sia fatta definitivamente luce sulla intercettazione in cui Matteo Tutino auspicava per Lucia Borsellino una fine non dissimile da quella del padre Paolo, ma perché lo scenario di cartapesta messo su dal governatore “antimafia” è miseramente crollato.

È venuta giù l’illusione, per chi l’avesse coltivata, che con Rosario Crocetta a Palazzo d’Orleans la Sicilia avrebbe voltato pagina. Da neo presidente della Regione aveva promesso una rivoluzione a suon di riforme e interventi moralizzatori, invece a rischiare di rimetterci la testa è proprio lui, il Robespierre venuto da Gela, inciampato in una intercettazione che rivela l’indecente rapporto con Matteo Tutino.

Ma sia chiaro, Rosario Crocetta non deve lasciare l’incarico per la frase volgare e inqualificabile (se davvero pronunciata) dell’ormai ex primario di Villa Sofia, ma per una affermazione che è contenuta in un’altra telefonata registrata dagli inquirenti. Quella in cui il governatore, sempre in linea con il medico, per rassicurare il suo protetto gli sussurra: “Tranquillo, con Lucia ma viu io”. Un’affermazione che rivela quale fosse la concezione del ruolo e la considerazione personale che il presidente della Regione aveva del suo assessore alla Salute. La sanità in Sicilia da sempre è stata luogo di convergenza tra forze politiche e lobbies spesso poco trasparenti su interessi pesanti. Sulla sanità Cuffaro ha dapprima costruito e poi schiantato il suo percorso personale e politico, pagando anche per il rapporto con l’ingegnere Aiello e la clinica Santa Teresa di Bagheria. E l’assessorato di piazza Ottavio Ziino è stato protagonista di scontri epocali per la spartizione di manager e primariati anche durante il governo Lombardo.

La “rivoluzione” di Crocetta era partita con un artista, Franco Battiato, uno scienziato come il professore Zichichi e con la figlia di Paolo Borsellino in giunta. Probabilmente vittime inconsapevoli, avevano prestato il loro nome a chi stava costruendo una rappresentazione teatrale buona per una compagnia di giro ma deleteria per la Sicilia. Lucia Borsellino ha lasciato la sua poltrona di assessore dopo lo scandalo che ha portato Tutino ai domiciliari. Ha capito, in ritardo,, di essere per Crocetta e compagni un ottimo paravento dietro il quale continuare a gestire manager, Asp e primariati come se nulla fosse cambiato in questi anni. “Con Lucia ma viu io” è la frase rivelatrice del sistema – Crocetta. Il sistema di una antimafia urlata e di maniera, trasversale rispetto ad appartenenze, categorie sociali e culturali, dietro la quale si sviluppa ormai un groviglio di interessi tale e quale quello che si dichiara di voler combattere. Il governatore deve togliere il disturbo. Non per la frase di Tutino, ma per la sua e per la sua manifesta inadeguatezza a gestire una realtà complessa come la Sicilia. E con lui, in una vera battaglia di verità, va liberata la cultura dell’antimafia, irrinunciabile anticorpo della società siciliana, dall’uso strumentale e cialtronesco che ha consentito la costruzione di carriere, la ri-costruzione di verginità e la gestione di interessi inconfessabili. Proprio nel giorno del l’anniversario della strage di via D’Amelio, sarebbe questo l’omaggio migliore alla memoria di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta.

Tags: Lucia BorsellinomafiaPaolo BorsellinoRegione SiciliaRosario CrocettaSicilia
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