Il ministro della difesa Guido Crosetto è convinto che “l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida” che i Russi della Wagner starebbero “attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni Paesi africani“. Nello “scontro globale che il conflitto ucraino ha aperto” “l’immigrazione incontrollata” sarebbe un’arma per “colpire i Paesi più esposti, in primis l’Italia”.
Tesi prontamente rilanciata dal ministro degli esteri Antonio Tajani, secondo il quale “molti migranti arrivano da aree controllate dal gruppo Wagner” e ripresa anche dalla stessa Giorgia Meloni che non vorrebbe “lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti”.
L’ipotesi di Crosetto, che su un piano puramente teorico potrebbe anche avere un senso – non ci sarebbe niente di strano se dopo tanti atti ostili da parte nostra, molti dei quali decisi dallo stesso ministro, i Russi reagissero con la logica della guerra ibrida – non regge ad una seria verifica su quello pratico.
Sul problema dell’immigrazione clandestina il governo Meloni, mediaticamente impallinato (non senza ragione) sulla tragedia di Cutro, è in seria difficoltà: secondo i dati del Ministero degli Interni dal 1° gennaio al 16 marzo si sono verificati ben 20.042 sbarchi a fronte dei 6.367 del 2022 ed ai 6.041 dell’anno precedente,
Un incremento impressionante in quella che dovrebbe essere la stagione meno favorevole per i trafficanti di esseri umani che fa presagire numeri ancora più drammatici nei prossimi mesi quando le condizioni del mare saranno migliori.
Inevitabilmente svanita nel nulla la bizzarra ed impraticabile trovata del blocco navale, nulla più che uno slogan da strombazzare negli anni di opposizione, il governo non sembra avere soluzioni a portata di mano e si trova nella scomoda posizione di dover far digerire ai propri elettori una situazione sostanzialmente fuori controllo.
Ovvio che in un contesto del genere si cerchi una giustificazione per i cattivi risultati e si tenti di scaricarne le responsabilità. Niente di meglio che appioppare ai Russi uno dei problemi più sentiti dall’opinione pubblica di destra, magari sperando di stimolarne anche il sempre più tiepido e discusso appoggio alla causa Ucraina e atlantista. I classici due piccioni con una fava, tentativo a suo modo ingegnoso ma destinato ad infrangersi di fronte ai fatti.
La presenza della Russia, e quindi anche della Wagner, in Africa è documentata da tempo, ma non nelle zone dalle quali partono i barconi per l’Italia e nemmeno in quelle dalle quali provengono gli immigrati che sbarcano da noi. Si sa che la Russia agisce e ha agito, con tempi e modalità diverse, in Siria, Cirenaica, Mali, Sudan, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana. Il traffico di esseri umani diretto in Italia, però, non sembra avere molto a che fare con le aree in cui è presente la Russia. I dati del ministero ci dicono che delle 20.042 persone sbarcate in Italia dal 1° gennaio almeno 12.083 sono partite dalle coste tunisine, una media di più di 170 sbarchi al giorno, con un incremento di quasi otto volte rispetto ai 1.360 arrivi dello stesso periodo del 2022.
In Tunisia, però, a spingere le partenze non sono i Russi di Wagner, che lì non si sono mai visti, ma il gravissimo tracollo finanziario dello stato che ha ridisegnato le rotte del Mediterraneo centrale, soppiantando la Libia come primo luogo di partenza dei barconi diretti in Italia (53.118 arrivi complessivi nel 2022). Nel 2023 gli arrivi dalla rotta libica, comunque in crescita, sono ad oggi 7.057, ma anche qui i Russi c’entrano poco.
Come sappiamo di fatto la Libia come stato unitario non esiste più; la Tripolitania è controllata da milizie locali a loro volta controllate dalla Turchia, paese alleato e membro della NATO, la quale ben retribuita, su input tedesco, dalla UE per bloccare la rotta balcanica scarica i migranti o direttamente (16.115 sbarchi complessivi l’anno scorso, 689 quest’anno fino ad ora) come nel caso del caicco naufragato a Cutro o attraverso i porticcioli della Tripolitania: Garabulli, Khoms, Sabratah e Zuwara. E anche qui di Russia e Wagner nemmeno l’ombra.
Di Russi, invece, se ne possono trovare in Cirenaica, alla corte del generale Khalifa Haftar da sempre sostenuto, anche militarmente, dalla Russia anche con i mercenari della Wagner. Non sembra però che la presenza russa, figlia di interessi strategici e disegni geopolitici di lungo periodo, abbia molto a che fare con le partenze dei barconi. Molto più verosimilmente è l’Egitto, l’altro grande protettore di Haftar, a scaricare attraverso il Mediterraneo poveri e disperati di cui non può e non vuole occuparsi nel tentativo di disinnescare alla radice pericolose tensioni sociali interne. Non a caso su 88.100 migranti sbarcati in Italia nel 2022 ben 18.217, cioè più del 20%, erano egiziani.
Nemmeno la provenienza dei migranti arrivati qui nei primi mesi del 2023 conferma la tesi di Crosetto ed anzi smentisce apertamente le affermazioni di Tajani.
Quest’anno è la Costa d’Avorio, dove non esiste nessuna influenza russa, a guidare la classifica degli arrivi via mare con 3.079 persone sbarcate. Nello stesso periodo del 2022 era invece l’Egitto con oltre 1.500 arrivi attraverso la rotta libica della Cirenaica, l’unica area del Nordafrica dove, come si è detto, i Russi e la Wagner sono presenti e dalla quale quest’anno sono arrivati in 856, poco più della metà dell’anno precedente.
Seguono la Guinea, 2.840 sbarchi; il Bangladesh, 1.629; il Pakistan, 1.552; la Tunisia, 1.486 (il doppio del 2022); tutti paesi fuori dall’influenza della Russia e nei quali la Wagner non ha mai messo piede. Gli arrivi da paesi africani nei quali è nota la presenza della Wagner come Mali (677 arrivi), Burkina Faso (615), Sudan e Repubblica Centrafricana, ai quali l’organizzazione fornisce sicurezza, risultano quantitativamente poco significativi, comunque insufficienti a confermare le affermazioni dei due ministri.
Ci troviamo, dunque, più nel campo della propaganda filo atlantista/russofobica e filo governativa che in quello della realtà. Come d’altra parte sembrerebbe confermare l’inverosimile sparata del Foglio, oramai ridotto ad un ridicolo bollettino propagandistico, secondo il quale la Wagner per vendicarsi avrebbe messo sulla testa del ministro Crosetto una taglia di 15 milioni di dollari.
Pseudo notizia dalla quale lo stesso ministro ha fortunatamente preso le distanze “Lo voglio ribadire per non alimentare un ulteriore, inutile, motivo di scontro: non mi sento minacciato e sono certo che non ci siano taglie o altro, su di me. Se ci fossero stati rischi o minacce reali di tale gravità, ne sarei certamente stato informato e non è mai accaduto”.
Continuiamo a rimediare pessime, umilianti figuracce. Crosetto e Tajani sono delle comparse tragicomiche.