Mentre il popolo cubano esausto da una crisi economica devastante, peggiorata dalla situazione sanitaria, che al di là delle tante belle parole sulla eccellenza sanitaria dell’isola caraibica, sembra fuori controllo, da giorni protesta sulle strade contro il regime castrista, incarnato adesso da un presidente fantoccio ed incolore Miguel Diaz-Canel, dopo il ritiro di facciata del novantenne fratello di Fidel Castro, Raul. Migliaia di cubani sono scesi in piazza al grido di “libertà” contro le politiche economiche e sanitarie del governo cubano, che per tutta risposta ha schierato squadroni di militanti e forze di polizia per reprimere nel sangue la rivolta.
Un po’ quello che sta accadendo da mesi in un altro dei regimi socialisti della zona, come quello di Maduro in Venezuela. Ma quello che lascia stupiti è come che questo grave fatto abbia avuto come unica reazione internazionale una assai e più che altro inevitabile timida presa di posizione da parte del presidente americano Biden, mentre è assordante il silenzio che trapela dalle stanze del potere di Bruxelles, che è troppo impegnato forse in queste ore ad attaccare Orban per la sua legge contro l’educazione nelle scuole su materie delicatissime come quelle degli LGTB, considerata liberticida. Mentre la grave situazione del popolo cubano ormai alla fame, viene derubricato come una naturale conseguenza della grave contingenza internazionale, aggravata enormemente dal “iniquo ed assurdo” embargo americano. l’ex candidato presidente americano di estrema sinistra, Bernie Sanders, ha preso la palla la balzo per chiedere a gran voce che questo venga immediatamente tolto, lo stesso fa la nuova icona della sinistra radical chic americana, la deputata di Brooklyn Alexandria Ocasio- Cortez. Quindi se Orban presidente democraticamente eletto, decide di far approvare nel suo paese una legge, che discutibile o meno, tutela una fascia di popolazione sensibile a determinati argomenti, senza per questo intaccare le libertà di nessuno, viene accusato di essere un tiranno ed un illiberale, minacciando sanzioni e il blocco dei fondi del Recovery Fund.
Mentre una sacrosanta protesta da parte di centinaia di migliaia di cittadini (con un morto diversi feriti e centinaia di arresti) per la libertà e per condizioni di vita migliori, non è sintomo di una situazione di naturale ed indiscutibile mancanza delle minime libertà ma solo la naturale causa di una ingiusta politica di embargo. Per il Manifesto, quotidiano comunista, addirittura la protesta sarebbe “insolita”, facendo trapelare un ipotetico intervento americano, contro cui si è subito scagliato il presidente cubano Canel. Nel Pd del nuovo corso lettiano, prontissimo a scagliarsi ad ogni pie sospinto contro i pericolosissimi sovranisti ungheresi e polacchi, nessuno, tranne un isolato intervento del deputato Andrea Romano, si è sentito in dovere di fare nemmeno un semplice tweet per solidarizzare con il popolo cubano. Dai cinque stelle manco a parlarne, ma li il discorso forse è un pochino più complicato considerando le ormai chiare attiguità con un regime come quello di Maduro, che da tempo ha un legame strettissimo proprio con il regime castrista cubano.
Secondo alcune fonti la rivolta è stata resa possibile anche dal fatto che buona parte della intelligence cubano sarebbe in missione a Caracas per aiutare Maduro a controllare le proteste degli oppositori al suo governo, a cui praticamente è stato tolto il diritto non di essere rappresentati degnamente in Parlamento ma anche di parola.
Il senso di democrazia a senso alternato che da tempo sembra aver pervaso la sinistra italiana ed internazionale incide anche sulla stessa percezione delle realtà, arrivando a negare quello che ormai da anni è assodato e sotto gli occhi di tutti. Basta fare un viaggio per la splendida isola caraibica per rendersi conto del sostanziale e drammatico fallimento della rivoluzione dei barbudos, che ha letteralmente affamato la sua popolazione senza dotarla di servizi adeguati. Il covid ha dimostrato che anche la tanto decantata sanità cubana, che per certi versi ha certamente alcune eccellenze, soffre da tempo di una cronica mancanza di mezzi e di finanziamenti, che inevitabilmente incide sulla sua efficienza.
Ma il problema per tutti è sempre e solo il “regime” liberticida di Orban in Ungheria, che fino a che ha mantenuto il suo partito Fidesz nel gruppo dei Popolari (mai come oggi in una profonda crisi di identità, incapaci di incidere in maniera adeguata in un Parlamento europeo sostanzialmente in mani a socialisti, liberali e verdi) era comunque considerato affidabile e credibile. Una volta uscito dal gruppo popolare, in cui non si riconosceva più, eccolo diventare un pericoloso sovranista che mette a rischio la libertà e la democrazia in Europa.
Ritornano alla mente i terribili anni settanta, quando i primi brigatisti venivano amorevolmente definiti da certa sinistra come “compagni che sbagliano”. La libertà è un concetto univoco che non deve essere confuso con la ideologia, o si è liberi o non lo si è, ed è davvero difficile definire Cuba o il Venezuela come paesi democratici liberali. A meno che la libertà non diventi invece un concetto da coniugare a proprio uso e costume secondo le proprie convenienze. Convenienza che permette alla sinistra di accusare, ad ogni occasione, la destra di avere ancora chissà quali attiguità con una dittatura come quella fascista, per poi invece giustificare chi invece è ancora piena espressione di una dittatura altrettanto ingiusta e sanguinosa come quella comunista.