Da lunedì quasi tutta l’Italia diventerà “rossa”. È l’effetto di un aumento dei contagi che ha spinto il Governo a imporre severe restrizioni in oltre tre quarti del Paese. La decisione è arrivata oggi con il decreto approvato dal Consiglio dei ministri, che sarà in vigore da lunedì 15 marzo fino al 6 aprile. In questo periodo, le Regioni che avranno un numero settimanale di casi superiore a 250 ogni 100.000 abitanti passeranno automaticamente in zona rossa. Zona rossa che sarà invece valida su tutto il territorio nazionale, escluse le zone bianche, dal 3 al 5 aprile. In deroga a quanto prevedono le regole, però, a Pasqua e pasquetta sarà comunque possibile spostarsi all’interno della propria regione verso una sola abitazione privata, una volta al giorno, massimo due persone (esclusi i minori di 14 anni).
Per le regioni interessate dal giro di vite, significherà di nuovo scuole di ogni ordine e grado in didattica a distanza, bar, ristoranti e negozi chiusi, possibilità di uscire da casa solo per comprovate esigenze lavorative, motivi di salute o situazioni di necessità, stop alla possibilità di andare a trovare parenti e amici una volta al giorno. Oltre a Basilicata, Campania e Molise, già rosse da una settimana, si aggiungeranno quasi sicuramente Piemonte, Lombardia , Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche e, con ogni probabilità, Veneto, provincia di Trento e Bolzano, Abruzzo e Toscana, Liguria, Puglia e Valle d’Aosta. Il Lazio oscilla tra l’arancione e il rosso, mentre Umbria e Calabria dovrebbero restare in arancione. Si salveranno solo Sicilia, che resterà gialla, e Sardegna, l’unico pezzo del nostro Paese in cui resterà possibile aprire tutte le attività.
Critico presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. “Crescono ulteriormente, così, – ha osservato – i rischi di cessazione definitiva dell’attività di tantissime imprese e di caduta dell’occupazione. Continuano, invece, a tardare i ristori dovuti: mancano indicazioni chiare ed è sempre più evidente che occorrerà decisamente rafforzare la dotazione finanziaria per gli interventi a valere sulle perdite di fatturato, preannunciata nell’ordine dei dieci miliardi di euro“.