“Lo Stato moderno è la trasformazione dell’apparato che la società aveva elaborato per la sua difesa in un organismo autonomo che la sfrutta” questo aforisma del pensatore colombiano Nicolas Gomez Davila (1913 1994 ) esprime molto bene il rapporto che abbiamo con lo Stato che ormai ci è sempre tra i piedi, che veglia sul cittadino dalla culla alla bara. Ci imbattiamo nello Stato quotidianamente per la sua invadenza e per la sua indubitabile voracità. Le diverse emergenze degli anni recenti, pandemica o climatica, lo hanno reso ancor più invadente e hanno sollevato alcuni interrogativi.
Francesco Pappalardo, dirigente nel Senato, socio benemerito di Alleanza Cattolica, Presidente dell’IDIS (Istituto per la dottrina e l’informazione sociale) e con alle spalle anni di studi storici e di diritto, nel saggio La parabola dello Stato moderno. Da un mondo “senza Stato” a uno Stato onnipotente prova a ricostruire la traiettoria storica dello Stato moderno, dal non Stato del Medioevo alla mostruosità dello Stato del Terzo Millennio.
Lo Stato non è l’unica forma possibile e necessitata di organizzazione della società e soprattutto quello che ci circonda è la particolare forma della Stato moderno, un prodotto della “modernità” che ipertroficamente ha schiacciato la società soprattutto a partire dalla Rivoluzione francese del 1789. Pappalardo percorrendo le pagine degli studiosi e degli storici del diritto e delle istituzioni ricostruisce il percorso attraverso il quale la società organizzata sulle comunità naturali, sui corpi intermedi, sulle libertà concrete a poco a poco si è trovata avviluppata nelle spire di un apparato sempre più oppressivo paragonabile solo alla fase finale dell’Impero romano.
Dopo aver chiarito i termini di Stato (etimologicamente un participio passato), Stato moderno, Impero, Ancien Regime, Assolutismo spesso impiegati con uso improprio e distorto, il saggio dà voce alla sensibilità manifestatasi negli studi soprattutto dagli anni Settanta verso una storia istituzionale incentrata non sullo Stato come stadio finale e ineludibile dell’organizzazione della società ma attenta anche alle altre forme di esercizio dell’autorità e alle svariate forme di istituzioni , di sistemi giuridici, di sistemi politici presenti nel tempo in Europa. Questo processo si è sviluppato soprattutto nei secoli dal XIV al XVI sotto forma di un lungo scontro di poteri del Sovrano e delle élite che lo circondano sia verso l’esterno per emanciparsi da Impero e Papato, sia verso l’interno per ridimensionare o annullare i poteri “cetuali” e locali. Un lento passaggio da una società che si auto-organizza a una società che si scontra con la sua organizzazione.
Le conseguenze sono che il monopolio del diritto non è più un limite per lo Stato ma un suo prodotto, che scompaiono i corpi intermedi, articolazioni naturali della società, che la fiscalità, non più contrattata con i soggetti che la subiscono, aumenta a dismisura fino a diventare ai nostri giorni opprimente. Pappalardo dedica attenzione anche alle molte resistenze che si sono manifestate in forme diverse contro il nascente Stato moderno nei diversi paesi europei : varie jacqueries e la Fronda in Francia, rivolte nell’Inghilterra anglicana, Masaniello nella Napoli spagnola, la guerra del sale sabauda, guerre contadine in Germania, il banditismo, fino al moto di popolo delle Insorgenze contro la Rivoluzione francese e contro Napoleone in tutta la penisola italiana.
Queste reazioni rivelano l’attaccamento del popolo e dell’aristocrazia ai propri diritti contro ogni tentativo di opprimere le libertà concrete. Il capitolo conclusivo del saggio si intitola “Tramonto o eclissi dello Stato moderno” e tratta del futuro di questa forma della società in presenza di organizzazioni sovrastatali e dell’ingerenza di strutture economiche – finanziarie che la condizionano. Uno Stato che comunque malgrado i tentativi della politica e le analisi dei politologi appare come un mastodonte oppressivo che fa temere un ritorno ad antiche forme tiranniche. Il libro offre notevoli spunti di riflessione all’uomo di oggi da un lato oppresso dalla struttura che talvolta assume caratteristiche tecnocratiche ma dall’altro lato, ormai individuo isolato dai corpi intermedi, sente il bisogno di un’organizzazione che lo tuteli, lo assista e lo difenda in un difficile equilibrio rispettoso della sussidiarietà e della solidarietà.
Francesco Pappalardo, La parabola dello Stato moderno. Da un mondo “senza Stato” a uno Stato onnipotente. D’Ettoris Editori, Crotone, 2022, pagine 276, euro 21,90