Onore al merito delle maestranze e dei tecnici che sono riusciti a fare riemergere lo scafo della Concordia, incagliato e sfigurato tra gli scogli dell’Isola del Giglio. Una bella immagine, quella offerta dalle operazioni di recupero della nave, semiaffondata il 14 gennaio 2012, per l’imperizia del suo comandante, che ha rinfrancato l’intero Paese, bisognoso di buoni esempi.
Meno gratificante il tentativo politico di Enrico Letta, subito pronto a rivendicare l’orgoglio italiano, con tanto di conferenza stampa, convocata, a Palazzo Chigi, tra il Capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, ed il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, quasi che l’impresa fosse merito del suo governo, laddove l’operazione – non dimentichiamocelo – è stata realizzata dalla ditta Titan Savage, a cui è stato appaltato il progetto, sotto il coordinamento di Nick Sloane, un ingegnere sudafricano, esperto in recuperi navali e riparazioni di oleodotti, a capo di un esercito di cinquecento operatori, di ventisei nazionalità.
L’orgoglio a buon mercato di Letta è comprensibile. Questo passa il “convento” di un’Italia in cui le “riparazioni” (non solo navali, ma di bilancio, infrastrutturali, sociali) sono ormai un fatto cronico, diventando, all’occorrenza, un motivo d’orgoglio per… scampato pericolo.
Ben altro, in realtà, ci vorrebbe, per dare al Paese la fatidica “scossa” da più parti richiesta. Di ben altri esempi, in grado di riannodare veramente gli sfilacciati brandelli della fierezza nazionale, avremmo bisogno.
E qui, passateci la provocazione. Avendo viva la visione dello scafo della Concordia, finalmente riemerso, a ventuno mesi dalla tragedia che è costata la vita a 32 persone, ci vengono in mente le immagini suggestive di un altro transatlantico, che, ottant’anni fa, faceva parlare di sé il mondo, suscitando l’entusiasmo degli italiani. Parliamo del Rex, che, nell’agosto 1933, attraversò l’Atlantico in quattro giorni conquistando il Nastro Azzurro, il trofeo concesso alla nave passeggeri con la migliore velocità media di attraversamento. Nave e mito insieme, segno di una modernità in grado di unire tecnica e stile, slancio futurista e consapevolezza nazionale, per quello scafo si emozionò tutta l’Italia, fino a farne un emblema cinematografico, fissato dalle lacrime della felliniana Gradisca, di fronte alla sagoma del Rex che fende la notte.
Altri tempi si dirà. D’accordo. Ma pur sempre da considerare per non perdere di vista il “senso delle cose”. Oggi, per ritrovare un minimo di “orgoglio nazionale”, dobbiamo accontentaci di una nave recuperata. Operazione importante quelle della Concordia, niente da dire, ma cerchiamo di non perdere di vista la realtà. Ben altre – permetteteci la franchezza – sono le imprese degne di passare alla Storia.