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Thomas Feiner è un musicista, compositore, cantante e artista visivo svedese. Le sue opere contengono incisioni con l’ex band Anywhen, colonne sonore per il regista Achim von Borries, collaborazioni con Fyfe Dangerfield, Steve Jansen, Autumn Chorus e altro ancora. Oltre a pubblicare il suo materiale da solista, Feiner è anche un membro della band Exit North con Steve Jansen, Ulf Jansson e Charles Storm. È uscito l’album “Book of Romance and Dust” e dopo i concerti in Giappone 2019 altri concerti sono prenotati in Europa 2021.
La migliore lezione del “Romanticismo” europeo si rianima ne gli “Exit North”, per mezzo dell’album: Book Of Romance And Dust (2018). Thomas Feiner sembrerebbe dare ordine a una carriera artistica frammentaria, raccogliendo ispirazione, creatività ed energie già presenti nei progetti discografici che dal 1993 sono costante oggetto di attenzione da parte della critica di settore e di molti ascoltatori.
Rivivono originalmente le note di quel romanticismo noir da vecchia Europa, è l’esordio degli Exit North, con una formazione che oltre a due musicisti navigati come Feiner, il pianista Ulf Jansson e il produttore e multistrumentista Charles Storm, registra anche la presenza di Steve Jansen, ex Japan nonché fratello di David Sylvian. Nella monocromatica e fredda copertina, l’immagine di una barca a remi affondata in un lago ghiacciato, è racchiusa l’essenza della musica degli Exit North, priva di una ben definita dimensione temporale e fisica: essenziale, minimale, riflessiva, notturna e crepuscolare.
Gli Exit North si spingono in quella terra di mezzo che musicisti come Mark Hollis, Scott Walker e David Sylvian hanno a loro volta già percorso, cauti come se volessero evitare di emulare partiture passate, in alcuni frangenti abbozzano legami con una certa musica d’ambiente, sperimentale ed esoterica, avvalendosi anche della preziosa collaborazione di Lars Danielsson, seminando estetiche e raccogliendo solitudine, in un processo fisico e cerebrale che ha i contorni della poesia e del romanticismo.
In cinque minuti e venti secondi di “Bested Bones” sono registrate atmosfere struggenti e surreali dell’album, un brano che Feiner aveva già pubblicato nel 2012 e che qui riprende per omaggiare la memoria di Robbie Lloyd-Wilson, amico e musicista membro degli Autumn Chorus, scomparso nel 2016 e qui presente nei cori. Piano e double-bass sono note alla maniera dei Japan di “Nightporter”, per poi avvolgere pian piano archi, tastiere e la voce baritonale di Thomas Feiner che scava in quel solco che Scott Walker ed a tratti di Nick Cave. I brani sono “grevemente” influenzati dal pianoforte di Ulf Jansson, che detta le linee guida sulle quali si adagiano un’infinità di spunti melodici mai oppressi da inutili orpelli, liberi di vagare tra specchi ambient o tra delizie timbriche che evocano Jon Hassell (“Short Of One Dimension”), fino a toccare vertici di autentica bellezza nella mitteleuropea “Lesson In Doubt” (in un primo momento intitolata “The Russian”).
Gli Exit North hanno adoperato lo stesso schema dei Blue Nile di “Hats”, eliminando tutto ciò che c’era di superfluo; da qui nasce il fascino cinematico e notturno di “Sever Me” e “Spider”, e anche quando le canzoni sembrano prendere corpo, l’essenzialità degli arrangiamenti dona un fascino austero che sembra figlio di “Spirit Of Eden“ dei Talk Talk, preservando un’ascetica spiritualità anche quando la tensione ritmica sembra incalzante (“Passenger’s Wake”), o quando la melodia scende a compromessi con la frugalità (“Another Chance“).
Spetta comunque a “Losing” il compito di condensare tutte le ambizioni di un album raffinato e concettualmente intenso, è infatti in questi nove minuti che Feiner, Jansen, Storm e Jansson riescono a catturare tutta quella fragilità dell’animo umano che sembra essere il leit-motiv del progetto: le note di piano sono ridotte al minimo, il canto è tremulo, i suoni sono rarefatti, mentre la voce di Anna Bylund cattura un ultimo accenno di letizia, prima che il silenzio cali sulle solitarie e algide note. “Book Of Romance And Dust” è il manifesto sonoro di quattro musicisti che vogliono recuperare il tempo perduto, componendo quello che invece è per loro naturale e semplice, ovvero scrivere quella malinconia dell’anima che vive nell’incertezza, in continua attesa della serenità, del corpo, dell’anima e dello Spirito.