Molto si è discusso nelle ultime settimane in merito ad una possibile fornitura di droni iraniani alle forze armate russe impegnate in Ucraina. Benché ufficialmente non confermata né da Mosca né da Teheran, la consegna dei droni sarebbe ormai stata decisa, tanto che alcune fonti sostengono sia già iniziato l’addestramento del personale russo chiamato ad impiegarli.
L’esercito di Mosca, pur essendo in ritardo nello sviluppo di droni kamikaze e munizioni circuitanti, ha tuttavia già schierato ed impiegato quanto disponibile nel proprio arsenale, tanto per compiti di ricognizione/ designazione bersagli che per l’attacco diretto. Negli ultimi giorni sono iniziate ad arrivare dal fronte immagini relative all’utilizzo dei droni kamikaze Lancet, probabilmente i più avanzati tecnologicamente tra quelli disponibili negli arsenali russi e già ampiamente testati in Siria.
Secondo gli analisti statunitensi uno degli obiettivi privilegiati dei Lancet potrebbero essere i lanciarazzi Himars forniti da Washington a Kiev, lanciarazzi che hanno notevolmente aumentato le capacità dell’artiglieria ucraina creando non poche difficoltà ai russi. Il dubbio è se Mosca disponga di Lancet in numeri sufficienti per una campagna lunga e ad alta intensità come quella in corso: il produttore – secondo indiscrezioni – avrebbe avuto indicazioni di incrementare al massimo la produzione.
Ecco, dunque, che una cospicua fornitura iraniana potrebbe consentire ai russi di colmare il gap esistente tra necessità e disponibilità, alimentando una nuova fase dell’offensiva in DOnbass che si preannuncia particolarmente dura. Anche perché potrebbe essere quella su cui costruire la futura base negoziale per un cessate il fuoco.