Che nutrisse più di qualche perplessità su come l’Italia – e più in generale l’Unione Europea – avesse scelto di affrontare la crisi ucraina non era un mistero, considerato che Vincenzo De Luca non è mai stato reticente nell’esternare il proprio pensiero, tuttavia oggi l’affondo del governatore della Campania nei confronti dei governi italiano ed europei è stato davvero senza precedenti. Anche per un politico senza peli sulla lingua come lui.
«L’Italia e i governi – ha tuonato il governatore campano nel corso di una diretta social – non possono più essere una appendice della Nato, una segreteria distaccata del suo segretario generale Jens Stoltenberg che, per quello che mi riguarda, sta dando prove di grande ottusità politica». Un colpo di clava più che di fioretto, nel miglior stile deluchiano. Tuttavia non è solo quest’ultima sortita, per quanto pressoché unica nel panorama politico italiano, ad evidenziare la posizione dissonante del governatore della Campania sul tema del conflitto in Ucraina.
Già lo scorso maggio, infatti, De Luca sollevò non poche polemiche nel momento in cui con le dichiarazioni rese in occasione della sua partecipazione ad una trasmissione televisiva evidenziò le responsabilità di Kiev nel precipitare della crisi – «Non è innocente l’Ucraina, che non ha rispettato gli accordi di Minsk sull’autonomia del Donbass» sottolineò – e quelle dell’Occidente: «Un anno fa nessuno parlava di Ucraina, solo di Afghanistan. Poi siamo arrivati sull’orlo della guerra mondiale. C’è un solo episodio che ha determinato questo aggravamento, quindi il percorso di ingresso alla Nato dell’Ucraina».
Oggi a finire sul banco degli imputati ci sono, però, soprattutto il governo e le forze politiche italiane, accusate dal governatore campano di scarsa chiarezza nei confronti dell’opinione pubblica. «Di fronte all’ipotesi concreta di armi nucleari – ha incalzato De Luca – da oggi il Governo italiano e i partiti politici hanno il dovere di dire al popolo italiano qual è l’obiettivo che stiamo perseguendo in Ucraina. Se è quello di una vittoria militare, dobbiamo dire agli italiani che siamo in guerra. Non possiamo vivere in un’economia di guerra senza dirlo in maniera esplicita. Poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità, bisogna anche dire con chiarezza quali sono le conseguenze di questa ipotesi».
E mentre annuncia la preparazione di una grande manifestazione per la pace da tenersi a Napoli, il governatore campano – all’apparenza metà Masaniello, metà Mahatma – con la sua sortita sul ruolo della Nato sembra essere l’unico politico sovranista rimasto in circolazione all’indomani di più o meno nuove conversioni sulla strada che porta a Bruxelles.