Milano è alle prese con un paradosso epocale. Vittime del proprio status rivendicano diritti sociali inimmaginabili. A Milano risiede Carlà o Carla Fracci? Dicotomie da ultimo atto di un’opera stantia. La Fracci non ci sta. Via della Spiga senza sconti d’affitto non vale una città che l’ha resa grande. Le felici primavere passano e gli aumenti d’affitto colpiscono anche la classe, rigenerata, del chiedere ad oltranza. Poco importa se il quadrilatero della moda-demodé non sortisce effetti d’amore verso una città, capace di donare e ricevere natali ricchi di patrimonio artistico e culturale. 15 mila euro di aumento di affitto in più l’anno chiesti dal Trivulzio , sono troppi. La Fracci non ci sta. Roma è un lido caldo e Milano un Lido de Paris dove ‘bonheur e champagne’ sono finiti in un dimenticatoio. Vezzi e virtù di una grande della danza italiana, alle prese con piccoli ‘comuni’ conti in tasca di un quotidiano per lei irriconoscibile. Un imbarazzo che coglie impreparati una gran parte dei cittadini milanesi, alle prese con ben altre programmazioni poco operistiche e dai tenori vocali quasi irrimediabilmente smunti. Qualcuno le definirebbe demagogie. Di fatto, è bene pensare di quali specifiche componenti è composta “l’orchestra” più celebre d’Italia. Milano. Talune volte la riconoscenza non è sinonimo d’impervia accettazione e pretese d’antan. La Carlà d’oltralpe, a quanto pare, miete vittime illustri.
Precarietà, solitudine, povertà. A pagare sono sempre i “ceti deboli”
La precarietà ha tante facce. Emersa in un primo tempo soprattutto nel mondo del lavoro, essa si è poi diffusa...
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