Evviva l’Italia del presidente Mattarella, che, mano nella mano (scena pietosa) con il presidente sloveno, compie un gesto, erroneamente classificato come “storico” dall’immancabile “Corriere della Sera” e da Marcello Flores ma felicemente commentato da Fausto Biloslavo, evviva l’Italia del governo giallorosso, evviva, immancabile ed inconfutabile, Papa Francesco: grazie a loro, e alle loro opzioni politiche, l’Italia ha stabilito il record storico dai tempi dell’Unità d’Italia, di culle vuote, appena 420. 170 bimbi nati nel 2019, il 4,5% in meno rispetto al 2018.
Al 31 dicembre 2019 la popolazione residente in Italia ammonta a 60.244.639 unità, quasi 189 mila in meno rispetto all’inizio dell’anno (-0, 3%).
Rispetto alla stessa data del 2014 diminuisce di 551 mila unità, confermando la persistenza del declino demografico, che ha caratterizzato gli ultimi cinque anni. Il calo di popolazione residente è dovuto ai cittadini italiani, che all’ultimo 31 dicembre ammontano a 54 milioni 938 mila unità, 236 mila in meno dall’inizio dell’anno e circa 844 mila in 5 anni: una perdita consistente, di dimensioni pari, come esempio, a quella delle province come Genova o Venezia. C’è ben poco da stare allegri…
Nel 2019 sono aumentati del 16,1% – prova inequivocabile e indiscutibile del fallimento sociale dei 2 ultimi governi grillini, capeggiati da Conte, prima con i leghisti e poi con i democratici – gli italiani che emigrano, cancellandosi dalle nostre anagrafi per trasferirsi presso anagrafi straniere. Poco conta, perché si tratta di dati scarsamente credibili, la diminuzione del numero degli immigrati: essi infatti – nessuno con onestà potrà negarlo – sono controllati con superficialità e sfuggono ad una fragile vigilanza. Non esiste forse – purtroppo di frequente alla ribalta dell’ordine pubblico – il fenomeno della clandestinità?
Il saldo naturale della popolazione residente, nel complesso, è negativo in tutte le regioni ed i decrementi sono ugualmente generali. E’ tutt’altro che convincente ed è da criticare radicalmente, se non addirittura da respingere, l’indicazione recata dall’Istituto Nazionale di Statistica sui fattori strutturali alla base del calo delle nascite. Se è indiscutibile “la progressiva riduzione della popolazione italiana in età feconda”, non può essere ignorata la dilagante e devastante mentalità edonistica – consumistica delle giovani generazioni, stimolata dalle forze politiche, e l’altrettanto, sempre più avvertita, assenza della Chiesa e della sua premura sempre più vaga per le componenti più fresche della società.
Basti recare – come dimostrazione – alla irreversibile caduta dei matrimoni religiosi, ormai inferiori di numero a quelli religiosi e alle “libere unioni”, tra il 1997 – 1998 e il 2017 – 2018 addirittura quadruplicate. In un altro comunicato dell’ISTAT, quanto mai criticabile nella sua faziosità, si addebita alla “protratta permanenza dei giovani nella famiglia di origine “ “il rinvio delle prime nozze”, come non esistessero invece, sostanziali e decisive, le difficoltà, spesso insormontabili, del mercato del lavoro.