Alla fine l’incredibile, l’incommensurabile, è successo: una militante di destra, per giunta donna, per giunta giovane, è diventata Presidente del Consiglio. È come se intere generazioni di militanti del Msi, di An, del Fronte della Gioventù, di Azione Giovani, osservassero con il fiato sospeso questo miracolo, questa incredibile vittoria degli emarginati, degli oppositori a vita, dei sempre criminalizzati. Con la sinistra che grida all’avvento di un governo non di centro-destra, ma di destra-destra, da “Dio Patria e Famiglia”, con Nello Musumeci, Alfredo Mantovano, Andrea Abodi, Gennaro Sangiuliano. Anche con Francesco Lollobrigida terzo ministro di destra all’Agricoltura e addirittura alla “sovranità alimentare”, con una denominazione fortemente voluta da Coldiretti.
Tutto questo non deve essere sprecato, gli uccelli del malaugurio devono essere scacciati, le trappole dei poteri forti devono essere disinnescate. Non solo con l’auto-esaltazione, ma con le scelte programmatiche, coerenti con decine di anni di elaborazioni del pensiero non conformista, quello stesso pensiero che ci ha insegnato che “Dio, Patria e Famiglia” sono una base valoriale necessaria, ma non sufficiente per salvare l’Italia.
Oggi il più intelligente di questi uccelli del malaugurio, Marco Travaglio, ha scritto: “tanti elettori l’hanno votata sperando in un governo di forte cambiamento e discontinuità, guidato dall’unica leader rimasta sempre all’opposizione nell’ultimo decennio. E se ne ritrovano uno di manutenzione, in continuità con la restaurazione avviata da Draghi&C, dopo il cambiamento dei due governi Conte (…) con ministri tutti allineati all’establishment, che ora si spera ci risparmi almeno il mantra sul populismo e il sovranismo, ufficialmente estinti. È il prezzo altissimo pagato da Meloni per farsi accettare dai poteri che comandano in Italia: quelli stranieri. Altrimenti mai avrebbe giurato, già alla vigilia, fedeltà cieca e assoluta a Usa, Nato e Ucraina, cioè all’ottuso bellicismo draghiano, in tandem col neoministro degli Esteri Tajani. Il famoso sovranismo a sovranità limitata.”
Capite? Proprio Travaglio si incarica di ricordarci che non andremo da nessuna parte senza rompere con tutte le sudditanze europee e atlantiche che hanno da sempre afflitto l’Italia. E che per fare questo compiere una svolta sulla guerra in Ucraina è una scelta ineludibile. Come è indispensabile comprendere che la favola del liberismo che crea sviluppo e lavoro è, appunto, una favola smentita dai fatti.
Noi – che per coerenza siamo scesi dal carro del vincitore, ma che per il bene dell’Italia continuiamo a fare il tifo per i tanti amici saliti al Governo – ci auguriamo che Giorgia Meloni abbia la forza di smentire, già nel suo discorso d’insediamento, queste tristi profezie, ricominciando a ricongiungere il suo conservatorismo con quel tanto di sovranità indispensabile e di socialità necessaria per fare veramente l’interesse nazionale. Si può fare, con prudenza e gradualità, ma con tanto coraggio, si può e si deve fare.
Noi non ci stancheremo di ricordarglielo.
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Purtroppo si sta avverando tutto quello che Travaglio ha detto