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Dietro alla crisi ucraina il ricordo dell’Holodomor, la grande strage voluta da Stalin

di Mario Bozzi Sentieri
16 Febbraio 2022
in Il punto
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Dietro alla crisi ucraina il ricordo dell’Holodomor, la grande strage voluta da Stalin
       

Tra le righe della missione del Ministro Di Maio a Kiev c’è una notizia che vale la pena sottolineare. Niente a che fare – sia chiaro – con il ruolo strategico della nostra politica estera. L’Italia non sembra brillare per il suo peso internazionale. Né l’Europa, costretta a parlare a più voci senza una diplomazia unitaria, è in grado di contare più di tanto.

L’atto di omaggio di Di Maio al sacrario del National Museum of the Holodomor Genocide invita piuttosto a ricordare uno degli episodi più drammatici della storia dell’Ucraina: la strage patita da milioni di ucraini, tra il 1932 ed 1933, ad opera della politica comunista di collettivizzazione forzata.

Fu lo stesso Stalin a pianificare lo sterminio. L’Ucraina doveva pagare la sua resistenza al regime comunista, resistenza manifestatasi durante la guerra civile seguita alla rivoluzione bolscevica. Troppo conservatori e anticomunisti gli ucraini per le politiche collettivistiche. La parola d’ordine dell’apparato fu allora di “spezzare la schiena alla classe contadina”.  Il Paese fu isolato. Tutte le forniture di cibo ed il bestiame confiscate. E non ci fu scampo per nessuno. Per chi fosse stato sorpreso a rubare sarebbe scattata la fucilazione o la detenzione superiore a dieci anni, secondo la legge del 7 agosto del 1932, detta “delle cinque spighe”, proposta da Stalin in persona. E fu l’inferno. Secondo gli stessi rapporti riservati della polizia di Kiev dilagò il cannibalismo, nelle forme più bestiali, con i genitori che arrivarono a mangiare i propri figli, la desertificazione di interi villaggi, l’impazzimento collettivo, mentre   la repressione era accompagnata da un attacco spietato alla cultura ucraina, alla fede ortodossa, alla coscienza nazionale.

Esemplare quanto ebbe a scrivere Vasilij Grossaman, nel romanzo Tutto scorre: “Dapprima la fame scaccia di casa, perché in un primo tempo ti brucia, ti strazia come il fuoco, ti strappa le budella e l’anima – allora l’uomo scappa di casa. La gente estrae i vermi dalla terra, raccoglie l’erba; hai ben visto, fino a Kiev strariparono. Tutti si allontanano da casa, se ne vanno tutti. Ma poi arriva il giorno che l’affamato torna indietro, trascinandosi alla sua capanna. Questo significa che la fame lo ha sopraffatto, ormai quell’uomo non si salva più: si mette a letto e là giace. Una volta che la fame lo ha sopraffatto, quell’uomo non lo rialzi più, non solo perché non ne ha la forza: è che gli manca l’interesse, non ha più voglia di vivere; sta lì steso, zitto zitto, e non si muove, e non ti venga in mente di toccarlo. L’affamato non vuole mangiare, piscia ogni momento, ha la diarrea; diventa sonnolento, non vuole essere disturbato: vuole che lo lascino in pace. Così distesi si avviano alla morte”.

Holodomor (“fame di massa”) è il neologismo entrato nella lingua ucraina per identificare questa tragedia.  A confermarlo l’entità dello sterminio. Nel Libro nero del comunismo Nicolas Werth parla di “oltre 6 milioni di vittime”. Secondo Andrej Gregorovich, ucrainista americano, i morti sono stati 7 milioni. Il giornalista Paolo Rumiz scrive di “almeno 6 milioni di morti per fame nella sola Ucraina” e cioè “25mila al giorno”, mentre “stime prudenti” ritengono che i morti siano stati circa 4,8 milioni. Comunque un immane massacro che rimase scolpito nella memoria dei sopravvissuti e che continua ad essere una ferita non facilmente rimarginabile per l’Ucraina d’oggi.

Il 29 novembre 2006 il Presidente ucraino Viktor Yushchenko ha firmato la Legge che definisce l’Holodomor come un evento provocato, e poi sfruttato, in base a una precisa e dimostrabile scelta politica. La legge ha proclamato il quarto sabato di novembre “Giorno del ricordo” per commemorarne le vittime innocenti.

Il 23 ottobre 2008 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione di condanna dell’Holodomor come “spaventoso crimine contro il popolo ucraino e contro l’umanità”, anche se non tutti i Paesi hanno singolarmente formalizzato tale riferimento. Tra questi purtroppo anche l’Italia. Non a caso il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, accogliendo, nei giorni scorsi, il suo omologo Di Maio si è sentito in dovere di puntualizzare che “l’Ucraina lavora per garantire che il genocidio di Stalin contro gli ucraini riceva un ampio riconoscimento internazionale, anche in Italia”.

L’atto di omaggio di Di Maio al National Museum of the Holodomor Genocide ha dunque un significato politico e storico che non può essere sottovalutato. Dopo tanti silenzi, incomprensioni, sottovalutazioni è tempo che questa drammatica pagina della storia dell’Ucraina e – più in generale – dell’Europa venga pienamente riconosciuta. Anche dall’Italia.

Tags: comunismoholodomorUcrainaURSS
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