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Disinformare che passione. L’intrigante storia delle bugie di Stato

di Franco Maestrelli
26 Settembre 2023
in Home, Penna Pellicola Palco
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Disinformare che passione. L’intrigante storia delle bugie di Stato
       

«La cultura di Internet ha creato una nuova enorme interfaccia uomo-macchina che sembra fatta apposta per la disinformazione di massa» (Thomas Rid)

Già nel suo libro L’arte della guerra il filosofo e stratega cinese Sun Tzu (VI-V secolo a.C.) ricordava che lo spionaggio è essenziale per la condotta della guerra ma intendeva come spionaggio non solo la indispensabile raccolta di informazioni ma altresì anche le operazioni di diffusione di notizie atte a demoralizzare e confondere il nemico. In tempi più vicini a noi l’utilizzo di false notizie hanno condizionato diversi eventi militari e storici (i soldati tedeschi che tagliavano le mani ai bambini belgi nella Grande Guerra)  ma mai come nell’epoca attuale definita l’era della comunicazione si è visto un utilizzo della propaganda così esteso. Esercitare oggi l’attività giornalistica è diventato estremamente rischioso per l’esposizione ai “bocconi avvelenati” che tutte le parti in conflitto imbandiscono.

Subito dopo la Rivoluzione russa il governo sovietico sviluppò la tecnica di quella che più tardi verrà definita disinformazione (dal russo dezinformatzija) rendendola materia di studio nelle accademie militari e di cui solo dopo la fine dell’URSS grazie all’apertura degli archivi si ebbero le prove. La disinformazione va distinta dalla propaganda e dalle menzogne tout court: è un’abile mescolanza di vero e falso, diffusa attraverso insospettabili canali e agenti di influenza e che condiziona il clima dei paesi nemici. In Italia lo studio di tale tecnica ha ricevuto scarsa attenzione tranne alcuni libri del giornalista Dario Fertilio fin dal 1997 ( tra gli altri Le bugie del diavolo,  La disinformazione russa dall’Unione Sovietica all’Ucraina, Fabbricare le menzogne,) pubblicati da piccoli e mal distribuiti editori e l’ anticomunismo del giornalista non gli ha favorito certo la notorietà e l’invito a talk show. In Francia lo studio della disinformazione è stato condotto esemplarmente da Vladimir Volkoff ma dei suoi libri in Italia è stato tradotto solo il pur realistico romanzo Il montaggio ormai fuori commercio.

Non si può pertanto che apprezzare la scelta della LUISS University Press di tradurre e pubblicare nel 2022 il ponderoso saggio di Thomas Rid, nato nei pressi del Lago di Costanza e massimo esperto di cyber security a livello globale, Misure attive. Storia segreta della disinformazione.  Naturalmente i grandi mezzi di informazione non hanno dato molto rilievo al libro e la stessa Gnosis Rivista italiana di intelligence gli ha dedicato solo una veloce recensione che riprende pari pari il comunicato dell’editore.  Eppure oggi agenzie di comunicazione, professionisti dei social, hacker e troll possono condizionare il clima sociale e le scelte elettorali dei popoli. In quasi cinquecento pagine suddivise in 31 capitoli Rid a partire dagli anni Venti del secolo scorso ricostruisce la storia misteriosa e affascinante di alcune operazioni di disinformazione attivate sia dagli USA che dall’URSS per giungere agli anni nostri post guerra fredda. Malgrado la mole il libro si legge come un romanzo di spionaggio, con colpi di scena e risvolti imprevedibili ed è impossibile riassumerli qui anche per non togliere al lettore il piacere della scoperta. Vale però la pena di ricordare almeno la clamorosa operazione Trust che permise a sovietici di fare rientrare in URSS uno scrittore esule molto attivo in Francia nell’attività antibolscevica ed arrestarlo: il futuro capo della Ceka e della OGPU Dzerzhinsky nei primi anni Venti costruì un falso consiglio controrivoluzionario attivo anche in URSS ovvero seguì l’insegnamento di Lenin che disse che se necessario la rivoluzione bolscevica è in grado anche di organizzare la controrivoluzione…. 

In USA intanto la polizia “costruiva” disinvoltamente le prove di improbabili organizzazioni bolsceviche (i falsi di Whalen, anni Trenta). Nel 1925 il solito Dzerzhinsky contribuì alla diffusione di un  falso documento (forse di origine cinese) che mirava a far scoppiare una guerra tra Giappone e Stati Uniti (il cosiddetto Memoriale Tanaka). Gli anni Sessanta condizionati dalla guerra fredda videro l’ascesa della disinformazione: da un lato la CIA che operava a Berlino, dall’altra gli organismi sovietici che costruivano falsi gruppi nazisti e alimentavano le tensioni razziali in USA con altrettanto falsi documenti del Ku Klux Klan.

In quegli anni Sessanta anche il politico della CSU, il conservatore bavarese Franz-Josef Strauss finì vittima delle “misure attive” ostili create dai sovietici.  Il capitolo Field Manual 30-31 B riguarda anche l’Italia in quanto racconta l’opera di disinformazione sovietica tesa a accreditare le Brigate Rosse come organizzazione fascista e il sequestro Moro organizzato dagli USA. Thomas Rid ricostruisce poi la falsa notizia sull’origine dell’AIDS sfuggito dai laboratori americani e che solo col crollo dell’URSS si rivelò un’operazione di “misure attive”. Venendo ad anni più vicini a noi l’esperto di cyber security ci conduce nel nuovo universo digitale con i furti di leak e la loro diffusione in un mix di vero e falso. Si parla anche del “caso Guccifer 2.0″ e i suoi rapporti con il famoso Julian Assange per arrivare alla “fabbrica dei troll” di San Pietroburgo tra successi e fallimenti. In conclusione un saggio di cui si sentiva la mancanza e che è estremamente utile per tutti quelli che operano nel giornalismo ma di interesse anche per i comuni lettori di cui, come risulta da una recente ricerca, un terzo dichiara di non essere in grado di distinguere tra notizie vere e false, con conseguente forte calo di fiducia nei confronti dei media.

Thomas Rid, Misure attive. Storia segreta della disinformazione, LUISS University Press, Roma 2022, pagine 494, euro 24,00.

Tags: IntelligencespionaggioThomas Rid
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