
Molte parole si stanno leggendo e sentendo sulla stampa ed alla televisione sulla strage di Parigi, sull’Isis, sull’Islam. Parole che svelano una profonda e diffusa ignoranza culturale, storica, geografica, politica di quei popoli e di quei Paesi.
Il buon Karl Schmitt scriveva che bisogna sempre avere in mente chiaramente chi sia il nemico vero, che spesso è diverso da quello che appare o si manifesta per tale.
Ed allora esaminiamo brevemente chi siano i “nemici” e gli attori di quelle guerre e rivoluzioni mediorientali che stanno debordando sul nostro continente. Sono diversi, spesso in contrasto tra loro, ma le loro azioni conducono allo stesso risultato d’instabilità, di distruzione e di morte.
- Sunniti contro sciiti: si dice, per confondere le idee, che quell’attuale è solo una millenaria lotta tra la corrente sunnita, maggioritaria, dell’islamismo e quella sciita, minoritaria e sempre perseguitata, la quale attualmente controlla l’Iran, l’Irak, la Siria con la dottrina alawita ad essa vicina, lo Yemen, il sud Libano con “Hezbollah”. Secondo queste interpretazioni, il primo sarebbe “islam moderato”, il secondo “islam guerriero”, ma ciò è falso. Che l’ostilità tra le due correnti religiose ci sia, è vero; tuttavia sono vissute per anni insieme senza particolari scontri, ed essi sono stati aizzati solo in quest’ultimo secolo.
- Il wahabismo, la testa del serpente: in realtà, vi è un’altra corrente islamica religiosa, questa sì “estremista” fin dall’origine, che è quella seguace del predicatore Wahhab, sostenuto dalla tribù araba di Ibn Saud, che ha conquistato l’Arabia con i Luoghi Santi di Mecca e Medina alla fine degli anni venti. Il wahhabismo è una specie di protestantesimo integralista, simile ai puritani inglesi, che critica tutte le tradizioni religiose sia dei sunniti che degli sciiti. Quando i sauditi conquistarono la Mecca nel 1930 sconfiggendo ed espellendo la dinastia hashemita, discendente dal Profeta (quella che adesso governa il piccolo regno della Giordania), spogliarono le moschee di qualsiasi arredamento e distrussero le tombe dei “marabutti” che sarebbero i saggi ed i “santi” dell’islam. Il noto Lawrence d’Arabia, già irritato per i tradimenti commessi nei confronti degli arabi che lo avevano aiutato a vincere i turchi, ossia gli hashemiti, protestò contro il governo inglese per quest’azione. La risposta fu un misterioso e mortale incidente motociclistico…I Wahhabiti hanno portato dappertutto questo spirito di distruzione (pensiamo ai Budda distrutti a cannonate dai talebani, le statue assire ed i templi di Palmira): ma, soprattutto, con i ricchi proventi del petrolio finanziano moschee, scuole, centri sociali dove diffondono il loro credo integralista. E’ ovvio sottolineare che ora stanno finanziando, insieme con il Qatar ad essi affine, l’Isis.
- Gli Usa, che insieme alla Francia, hanno finanziato ed armato i ribelli “democratici” nemici del governo di Assad: denaro ed armi che fluiscono da un gruppo armato all’altro, quindi non si sa bene chi li userà, che comunque hanno avuto l’effetto d’indebolire il governo di Damasco, fargli subire grandi perdite delle sue truppe e delle sue armi, cedere terreno prontamente occupato dall’Isis. Aggiungiamo che con l’Isis combattono anche, e forse sono i più preparati, resti dell’esercito baathista di Saddam Hussein sconfitti dagli Usa e scontenti dal fatto che il loro governo “laico” sia stato sostituito da uno quasi religioso ispirato dallo sciismo.
- La Turchia, guidata dal presidente (autoritario, ma ciò non preoccupa le “democrazie” occidentali) che non solo ha riscoperto l’islamismo accantonando il laicismo (molto colorato di massoneria) del “padre dei Turchi” Kemal Ataturk ma ha la segreta aspirazione di ricostituire – sia pure parzialmente – l’Impero Ottomano. Ed il primo obiettivo a lui vicino è proprio la Siria, cercando di arrivare poi al Libano. Così la Turchia consente il passaggio di uomini (i cosiddetti “foreign fighters”) ed armi per il rafforzamento dell’Isis; attacca militarmente i curdi che si stanno opponendo duramente ed eroicamente (com’è nel loro dna di combattenti intrepidi ed instancabili di origine indoeuropea); invia, crediamo forzosamente, in Europa decine di migliaia di profughi con lo scopo di creare problemi sociali ed economici ai Paesi coinvolti e di farsi pagare (com’è nell’antica tradizione saracena) il riscatto mediante miliardi di euro per interrompere questa emigrazione forzata.
- Israele, last but not least come dicono gli inglesi. Lo Stato d’Israele sta facendo un gioco ambiguo: ossessionato, forse esageratamente, dall’Iran alleato della Siria e non dimenticando le guerre con Damasco e con i suoi alleati hezbollah che spesso le truppe israeliane non sono riuscite a vincere trionfalmente, guarda con piacere all’avanzata dell’Isis che sta distruggendo un forte Stato arabo confinante. D’altra parte è abbastanza singolare rilevare come i comunicati ai media dell’Isis parlano di conquistare Roma, Parigi, Londra, Bruxelles ma mai Gerusalemme, che fra l’altro è più vicina…Forse non si vuole disturbare una forza che sta a guardare la situazione.
Ecco delineati, in brevi tratti, chi siano oggi i veri nemici contro cui bisogna opporsi, o comunque individuare e fermare, se si vuole veramente stroncare l’azione dello “Stato Islamico” e dei suoi guerriglieri, od imitatori, che commettono stragi nelle capitali europee.
Ma non ci sembra di leggere mai sulla stampa e sentire nei noiosi e ripetitivi dibattiti televisivi qualcuno che parli dell’Arabia Saudita, del Qatar, della Turchia, delle colpe di Stati Uniti e Francia nello scatenamento delle presunte “primavere arabe”. Le azioni di rappresaglia economica, di pressione ed isolamento politico possono però essere attuate se si avesse ben chiaro – come dicevamo – chi sia il vero nemico da abbattere.