A chi sono destinate le armi che Stati Uniti e Paesi occidentali stanno generosamente inviando in Ucraina? Domanda banale solo in apparenza, se nei giorni scorsi Jurgen Stock, segretario generale dell’Interpol, ha ritenuto di dover sollecitare i governi e gli apparati di sicurezza delle nazioni coinvolte nell’invio di armi a Kiev ad una più incisiva azione di controllo, tesa – per quanto possibile – a tracciare e tenere sotto osservazione gli armamenti destinati al fronte.
Destinazione che, in più di un’occasione, potrebbe non essere mai raggiunta. “L’elevata disponibilità di armi durante l’attuale conflitto – ha detto Stock – comporterà la proliferazione di armi illecite nella fase successiva al conflitto”. A mettere le mani su armamenti leggeri, ma anche missili anticarro ed antiaerei – forniti in migliaia di esemplari all’Ucraina – gruppi criminali organizzati che già sono in azione per accaparrarsi quante più armi possibile. “I criminali sono già ora – ha detto ancora il segretario generale dell’Interpol – qui mentre parliamo, concentrati su questo. Anche le armi usate dai militari, le armi pesanti, saranno disponibili sul mercato criminale. I gruppi di cui sto parlando operano a livello globale, quindi queste armi verranno scambiate tra i continenti”.
Due elementi sembrano confermare le fosche previsioni di Stock: alcuni esemplari di missile anticarro forniti dagli anglo-americani all’esercito ucraino sarebbe apparso in vendita – secondo quanto riportano diverse testate giornalistiche – sul dark web, ovvero nel mercato illegale informatico; inoltre già in occasione della distribuzione di armi alla popolazione ed a gruppi più o meno organizzati di paramilitari voluta dal governo di Kiev – nella primissima fase dell’invasione russa – fu segnalato un preoccupante flusso di armamenti verso le organizzazioni criminali. In quella occasione, però, il danno fu relativamente limitato, in quanto si trattava prevalentemente di fucili d’assalto e granate, ora la letalità della armi che potrebbero finire nel circuito criminale internazionale è ben più elevata: basti pensare a quel che potrebbe fare un gruppo terroristico con un singolo missile anticarro o con un missile antiaereo.
I precedenti, purtroppo, non sono confortanti: teatri di guerra come quello afghano confermano che la distribuzione “a pioggia” di armi in realtà in cui è difficile esercitare uno stretto controllo finisce, solitamente, per rimpinguare gli arsenali di criminalità organizzata e formazioni terroristiche. Un problema che, tuttavia, non sembra interessare più di tanto le cancellerie europee, schiacciate sulla linea statunitense di forniture ad oltranza di armamenti all’Ucraina.
Nella foto: armi di origine occidentale cadute nelle mani delle truppe russe.