Piccolo sfogo estemporaneo su Dua Lipa agli Uffizi. Premetto: non c’è un presupposto di superiorità culturale o etica, ma un giudizio proprio sull’utilità dell’operazione. Rimango però perplesso da questa logica per cui i musei debbano essere pubblicizzati da cantanti o influencer in base allo scopo.
Cosa si sta facendo? Marketing. Ok. Ma perché un museo come gli Uffizi deve sfruttare qualcuno di totalmente estraneo a quel mondo, addirittura con il direttore a fare da guida personale? Non penso che la Venere di Botticelli abbia bisogno di essere pubblicizzata da Ferragni o Dua Lipa. Così come non credo che il Colosseo sia noto per il Gladiatore. Semmai, dovremmo capire perché è necessario tutto questo quando in realtà, per mia esperienza, ho sempre visto turisti ovunque e con file chilometriche per entrare in qualsiasi museo famoso al grande pubblico. Non mi pare ci sia un crollo delle presenze: semmai un crollo dell’importanza, del valore che si dà a quel mondo.
Allora mi pongo due domande: la prima è perché si considerano i vip come manna dal cielo quando i turisti vanno ugualmente. La seconda è perché siamo arrivati al punto che dobbiamo accettare questo marketing e non verticalizzare, approfondire, far capire davvero l’arte. Ora non serve il compratore di biglietto: per quello è pieno il mondo. Lo scopo del museo è attrarre per far capire cosa si sta vedendo. Altrimenti non c’è crescita, ma solo un momentaneo passaggio per cui il museo non avrà raggiunto il suo scopo