Questi giorni estivi hanno segnato una deludente, amara e principalmente grigia trilogia per l’Italia e per i tanti governi succedutisi alla “guida” del Paese, da quelli di centrosinistra a quelli di centrodestra, a quelli di contiana gerenza, all’attuale, una dubbia “macedonia”.
Ernesto Galli della Loggia nell’editoriale “Educazione e scuola. L’ideologia è il nodo da tagliare”, ha sostenuto, convincente nell’apertura ma non davvero nella scansione cronologica, che “una delle principali cause della decadenza italiana è stata la catastrofe educativa che ha colpito il Paese da almeno una trentina d’anni”.
Questa “catastrofe che ha disarticolato l’istituzione scolastica, producendo generazioni sempre meno preparate” è assai più remota ed ha radici ben individuate, mai estirpate. E’ nata ed è una conseguenza del nefasto e devastante Sessantotto, un’alleanza, direi più chiaramente una intesa, tra la Sinistra marxista e radicale ed i cattolici conciliari, ostili allo Stato nazionale. Gli stessi cattolici, oggi nel 2021, debbono leggere e riflettere sul volume, esame di coscienza, scritto dal fondatore nel 1958 della Comunità di S. Egidio, fucina tra le prime del movimento, Andrea Riccardi , La Chiesa brucia. Crisi e futuro del cristianesimo.
La seconda pagina, causa e ragione di un giudizio quanto mai critico sui diversi esecutivi, è scritta con il problema demografico, non solo morale ma simbolo della disfunzione della società, giunto con il 2020 a segnare il record storico negativo dall’Unità, solo 400 mila bambini nati. I pediatri hanno espresso un giudizio base, sulla mancanza di una terapia efficace ed efficiente, “Italia senza bambini, un Paese senza futuro”. Nel 2020 le donne tra 15 e 49 anni, l’età convenzionalmente feconda, erano 1, 3 milioni in meno rispetto al 2008. Ancora da parte dei medici specialisti, non dei politici, è stato fatto notare che “i bambini sono un bene comune, la vera ricchezza di un Paese”.
Il terzo momento negativo, sul quale la politica non è in grado di predisporre misure proficue, è rappresentato dalla crisi della compagnia aerea di bandiera, l’Alitalia, iniziata a metà degli anni Novanta, 50 anni dopo la fondazione sotto il controllo dello Stato. Lunga, infelice e improduttiva è la serie dei provvedimenti assunti. Mancano lucidità e assennatezza ed è vivo il consueto, deleterio e inconcludente intervento dei sindacati. Ultima tra le tante ipotesi, ma realizzabile solo dopo lunghi anni e pesanti spese: si progetta di sostituire le rotte Alitalia in rosso (Firenze, Pisa, Bologna, Napoli e poi Venezia e Bari) con i “Frecciarossa” utilizzabili a Fiumicino solo da una radicale metamorfosi dell’infrastruttura al momento funzionante.
L’Italia non è un paese per giovani?
Scriveva Abel Bonnard, poeta, romanziere e saggista francese, attivo nella prima metà del Novecento: “La gioventù di un grande Paese...
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