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Home Economia

E dimettersi, Pinocchio Saccomanni?

di Augusto Grandi
9 Gennaio 2014
in Economia, Home
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E dimettersi, Pinocchio Saccomanni?
       

Il Pinocchio Saccomanni non ha la decenza di andarsene. D’accordo, in un governo di spudorati mentitori e di totali incapaci anche lui ha il diritto di restare. Se rimane il ministro 1-2-x per la dis integrazione (quella che non è stata neppure capace di risolvere il problema degli italiani che volevano adottare bambini orfani nel Paese di origine del disastroso ministro), perché non deve restare il mentitore numero 1, quello che ha giurato sulla riduzione delle tasse e ha piazzato l’aumento della Tasi, quello che ha giurato sulla ripresa in atto e si è ritrovato con il record della disoccupazione, quello che ha giurato sul rilancio e si è scontrato con il flop persino dei saldi? Se resta la De Girolamo, perché non Saccomanni?
Se resta l’inutile Zanonato, se resta l’inadeguato Giovannini, allora liberi tutti di continuare a distruggere l’Italia. Tanto le alternative non si vedono. Il burattino Renzi, con i fili tirati da Serra e Farinetti, è impegnato a proporre nuove formulette magiche per le elezioni. Formulette che sono in pieno contrasto con quanto sostenuto dalla Corte Costituzionale, ma le sentenze valgono soltanto per gli altri, non per i burattini e tantomeno per i loro burattinai.
Sistema spagnolo? Quello che piace tanto anche a Berlu perché consentirà di eliminare gli alfaniani? E dove sono le preferenze indicate dai cittadini? Ma poi, il sistema elettorale spagnolo risolverebbe il problema della disoccupazione? Dell’inefficienza burocratica? Il sistema spagnolo eviterebbe la buffonata dei soldi chiesti agli insegnanti, poi non più chiesti perché i soldi verranno tolti alle attività degli studenti?
I bugiardi che governano giurano, in media una volta al mese, su misteriori investimenti per la scuola, giurano di considerare l’istruzione come un elemento fondamentale (sarà per questo che qualcuno non si è laureato e chi una laurea l’ha presa dimostra in ogni frangente di non essersela meritata?) e le statistiche, impietose, evidenziano come la nostra scuola resti sul fondo di ogni classifica europea quanto a risultati ottenuti. Ma a Saccomanni non frega nulla di preparazione, di cultura, di studi, di istruzione. Contano solo i mercati, che devono mangiarsi questo Paese. Lui fa i conti, ignorando diritti, ignorando prospettive, ignorando tutto ciò che non fa comodo agli speculatori. Ed allora non è una coincidenza che l’ammontare della tassazione sulle case (40 miliardi) corrisponda a quanto l’Italia pagherà, ogni anno, per far contenti i mercati. Ma saranno 40 miliardi rubati all’Italia, all’economia italiana, al lavoro italiano. Saccomanni se ne frega. E non si dimette.
Tags: corte costituzionaleDavide SerraeconomialavoroMatteo RenziSaccomanniSpagnatasse
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