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Home L'Editoriale

di Carlo Fidanza
14 Febbraio 2014
in L'Editoriale
2
       

“Officina per l’Italia”. È dunque questa la piattaforma che Fratelli d’Italia offre per rafforzare la propria esperienza ed aprire le porte al contributo di tante donne e uomini liberi che non hanno rinunciato alla passione politica e al sogno di rilanciare un centrodestra e una destra credibili.

A scanso di equivoci l’Officina non sarà un’altra sigla destinata a prendere il posto di Fratelli d’Italia. Sarebbe stupido dal punto di vista del marketing politico e sarebbe irrispettoso dell’impegno e del coraggio di chi si è lanciato senza paracadute in questi mesi.

Sarà invece il luogo di incontro di alcune delle personalità che hanno animato questo 15 settembre ad Atreju e di altri ancora che si vorranno aggregare.

Donne e uomini di destra, certo.. Ma anche cattolici, liberali e liste civiche, nel solco della missione politica che ci demmo nel ’94 con la nascita di Alleanza Nazionale e che abbiamo forse ingenuamente creduto potesse rappresentare il PdL.

Donne e uomini che saranno protagonisti della seconda fase di Fratelli d’Italia, dal cui ruolo e dal cui simbolo (adeguatamente integrato, se necessario) nessuno pensa di poter prescindere.

È significativo che questo percorso parta con l’apertura di un luogo in cui si confrontano idee e non con l’attribuzione di incarichi e mostrine.

Certo, bisognerà far lavorare bene i nostri cervelli per trovare una sintesi alta su alcuni temi sui quali abbiamo ascoltato sensibilità differenti, ma quando diciamo che vogliamo costruire una “cosa vera” intendiamo dire che non dobbiamo avere paura di sciogliere alcuni nodi e provare a declinare al meglio identità e programmi di questo soggetto politico.

L’intervento, di sostanza e di passione, con il quale Giorgia Meloni ha delineato il percorso ha già dato uno spaccato significativo.

Linguaggi e temi in parte dimenticati da una destra che nella sua fase calante, nel PdL e fuori da esso, ha pensato più al posizionamento che alla battaglia delle idee.

La polemica aspra sul ruolo delle banche, la rivendicazione di un’Europa diversa da quella del rigore cieco che umilia i popoli, la battaglia contro sprechi e privilegi per restituire un futuro alle nuove generazioni, il richiamo ad amare la Patria come terra dei padri e a preservare le bellezze e le risorse, un’attenzione rinnovata alle tematiche economiche a lungo trascurate.

Al resto ci hanno pensato gli altri appassionati interventi della mattinata. Si parte da un lucidissimo Paolo Del Debbio che invita ad affrontare leadership e programma, i due tabù del centrodestra, e critica gli yes-men di Forza Italia. Si prosegue con le sferzate di Magdi Cristiano Allam a difesa di sovranità, radici cristiane e valori non negoziabili. Sbuca Oscar Giannino, tirato a lucido dopo l’infortunio della campagna elettorale, e da “fottuto liberale anti-statalista” (ipse dixit) tocca le corde giuste dell’anima più pop del centrodestra, dalle tasse ai marò. Guido Crosetto prende in braccio Antonio Guidi e lo accompagna giù dal palco dopo minuti di vibranti applausi per un uomo coraggioso che si schiera a gran voce dalla parte dei deboli contro il falso solidarismo della Kyenge e compagni.

Capita anche che un ex ministro del governo Monti, Giulio Terzi, ci metta in guardia dalla degenerazione della finanza speculativa; che un pezzo di storia della destra sociale come Gianni Alemanno, fugacemente folgorato dal montismo, si intesti la battaglia per rimettere in discussione i vincoli dell’Euro; che un insospettabile come Giuseppe Cossiga ci spieghi come sia tempo di superare l’anomalia italiana per cui la destra non si può chiamare destra ma ci deve aggiungere sempre il centro.

Senza dimenticare che le giornate precedenti avevano visto alternarsi sul palco un rigenerato Giulio Tremonti, i cui libri più che l’operato da ministro, rappresenterebbero più di un manifesto culturale per la nuova destra, Flavio Tosi con cui daremo battaglia per ottenere le primarie del centrodestra, nonché alcuni big dell’economia a partire dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi a testimoniare l’attenzione verso questa piccola ma coriacea pattuglia di italiani per bene che non si rassegnano a larghe intese, declino economico e abisso morale. Non è mancato nemmeno l’endorsement di una penna brillante e corrosiva come Filippo Facci.

Caos creativo, flusso di autocoscienza, passione infinita per la buona Politica che si nutre di valori eterni. Tanta gente con gli occhi vivi di chi oggi ha ricominciato a sperare. Sono gli occhi dei volontari che hanno consentito di realizzare la manifestazione più bella nell’ambito del centrodestra; gli occhi di  chi ha creduto in Fratelli d’Italia dal primo momento e ha avuto conferma che non ci fermiamo e anzi andiamo avanti; gli occhi di tanti orfani di An che ancora poche ore fa ci guardavano circospetti e ora hanno capito che c’è una casa vera per loro e persino una leader spendibile come Giorgia Meloni che può crescere ancora tanto; gli occhi di tante persone comuni che a fine giornata ti fermano e ti dicono “forse non ho ben capito dove ci porterete ma mi avete fatto battere il cuore e non capitava da anni”.

La strada è segnata. Ora abbiamo bisogno di tanti altri cuori che ricomincino a battere.

Tags: atreju 2013Filippo FacciFlavio TosiFratelli d'ItaliaGianni AlemannoGiorgia MeloniGiorgio SquinziGiulio TerziGiulio TremontiGiuseppe CossigaGuido CrosettoMagdi AllammaròOfficina per l'ItaliaPaolo Del Debbio
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Commenti 2

  1. Pingback: Carlo Fidanza » Blog Archive » E’ TEMPO DI ROMPERE GLI INDUGI. FDI LANCIA OFFICINA PER L’ITALIA
  2. gildo says:
    9 anni fa

    da tempo ci aspettavamo un ritorno al futuro (quello che apparteneva a noi)ma vedendo alcuni nomi uno su tutti “tremonti” ma stiamo scherzando??? e poi il servilismo sciocco che fa dimenticare principi ed idee per le quali un bel pò di gente ci ha rimesso la vita, continuerà? invece di parlare di europa dei popoli continueremo a difendere le scapatelle del piccolo 80enne??? c’è un limite a tutto e noi la nostra storia il nostro passato non lo possimo svendere appresso le cazzate del nano

    Rispondi

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