È vero che non bisogna fare del dato delle amministrative una proiezione delle future elezioni politiche. Almeno quanto è vero che ha ancora meno senso leggerle con la lente delle legislative francesi o delle elezioni inglesi. Questi sono i tripli salti mortali dei commentatori di regime che guarda caso hanno sentenziato che “i grillini sono morti” e “il centrodestra vince se moderato e non lepenista”. Verrebbe da chiedersi se sia finito il M5S che, per quanto lontano da noi, viene dato costantemente intorno al 30% o quanto siano moderati i candidati sindaco della Lega o di Fratelli d’Italia che hanno ottenuto ottimi risultati alla pari di altri candidati della coalizione meno lepenisti. Verrebbe da sorridere se non fossimo abituati a questi pennivendoli da strapazzo.
Ci sono invece due cose vere che balzano all’occhio.
Primo: se unito ma soprattutto se radicalmente alternativo a Renzi, il centrodestra (a proposito, facciamo un concorso pubblico per trovargli un altro nome?) è competitivo sia col Pd che con Grillo. Non a caso ciò avviene in uno schema maggioritario, che favorisce le coalizioni e la presentazione di uomini e programmi alternativi. Di fronte a questa evidenza le tentazioni inciuciste sono inaccettabili e dannose. E mentre Salvini ha archiviato rapidamente la pericolosa (e a mio avviso sbagliatissima) partecipazione al pactum sceleris sulla legge elettorale virando sul maggioritario, Berlusconi ancora poche ore fa rilanciava l’accordo col Pd per il proporzionale. Una follia, che rischia di minare sempre più la possibilità di ricostruire l’unità del centrodestra.
Secondo: Fratelli d’Italia complessivamente si consolida, offre alla coalizione candidati di valore in importanti comuni capoluogo, raggiunge risultati significativi a tutte le latitudini confermando di essere imprescindibile per l’affermazione del centrodestra e di esserlo tanto al nord quanto al centro quanto al sud.
Il mix virtuoso di radicamento e persone credibili sul territorio sembra fare finalmente da detonatore a un voto di opinione più ampio che fino ad oggi non si era ancora mostrato in termini significativi (escludendo il caso Roma 2016, ovviamente). Quando mancano questi elementi, o quando gli alleati sono territorialmente soverchianti e non lasciano spazi, le percentuali si ritraggono nell’anonimato. Una conformazione a macchia di leopardo che prescinde anche dai confini territoriali, se troviamo nella stessa regione alcuni risultati ottimi e altri sotto la media nazionale. Ecco, con l’avvicinarsi delle politiche, qualunque sarà il sistema elettorale, sarà necessario limitare questo effetto accentuando la presenza e l’inserimento di quadri credibili sul territorio.
Il messaggio forte di FdI e di Giorgia Meloni comincia a passare e non deve essere annacquato. Ma ha bisogno in ogni città di facce spendibili e in linea con questo messaggio. E ha bisogno di diventare interlocutore credibile per ambienti organizzati e in cerca di rappresentanza.
Ripartiamo da qui.