Nicolas Sarkozy ha vinto nettamente le elezioni locali e assicura la propria candidatura alle primarie della destra dell’anno prossimo, porta d’accesso alle presidenziali del 2017. L’UMP, il partito guidato dall’ex presidente, insieme ai centristi, ha conquistato sessantasei dei 101 dipartimenti francesi, l’equivalente delle nostre province, amplificando il successo ottenuto al primo turno e raggiungendo il 45,03 per cento dei suffragi.
Altrettanto chiara, dura, inequivocabile è la sconfitta per il partito socialista, il presidente François Hollande e il premier Manuel Valls. Una botta amara soprattutto per il turbolento primo ministro che, a differenza del prudente inquilino dell’Eliseo, si è impegnato personalmente nella campagna elettorale. Con pessimi risultati: la sinistra – mal diretta, frammentata e litigiosa – raggranella un magro 33,12 per cento e perde più di metà dei dipartimenti. Per di più l’invasivo Valls è stato umiliato anche nel suo feudo, l’Esonne espugnato a sorpresa dai neo gollisti, e domani la minoranza interna del PS — come d’abitudine ogni sconfitta diventa l’occasione per un regolamento di conti interno — ha annunciato che chiederà la testa del premier.
L’altro segnale che arriva dalle urne riguarda il Front National, che cresce ma non sfonda. Il movimento lepenista ottiene ai ballottaggi il 22,23%, vince in 31 cantoni, avanza ancora al nord (Pas de Calais), nella Mosella e nel Sud ma non conquista nemmeno un dipartimento (si sperava il Vaucluse o il Var).
Come avevamo già scritto per Marine Le Pen non si tratta di un trionfo ma di un successo importante. Nonostante la pesante astensione (50,02%, un francese su due), gli attacchi pesantissimi di Valls e il recupero a destra del marito di Carlà, l’FN si posiziona saldamente al secondo posto di uno scenario politico ormai tripolare, rafforza quasi ovunque le proprie posizioni (a volte in quelle che erano le roccaforti storiche della sinistra) e soprattutto dimostra di avere la capacità di diventare un partito “pesante”, radicato sul territorio (i consiglieri provinciali passano da due ad un centinaio) e finalmente credibile.
Prossimo appuntamento le elezioni regionali di fine anno e, poi le presidenziali. Il momento della verità si avvicina.