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Elezioni in Catalogna/ Indipendentisti nel vicolo cieco

di Raffaele Zanon
17 Febbraio 2021
in Europae, Home
0
Elezioni in Catalogna/ Indipendentisti nel vicolo cieco
       

Domenica 14 febbraio 2021, nonostante la pandemia, il corpo elettorale catalano ha eletto a suffraggio universale e diretto i 135 membri del Parlamento della Comunitá autonoma di Catalogna. Il blocco indipendentista (composito) ottiene 74 seggi, mentre tutte le altre formazioni politiche (entra per la prima volta Vox), se sommate, arrivano a 61. Abbiamo intervistato il professore Daniele Trabucco (docente di Diritto Costituzionale italiano e Dottrina dello Stato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona)per alcune osservazioni in merito.

Professore, quali osservazioni possiamo fare dopo questa tornata elettorale? 

In primo luogo, pur risultando il partito socialista la forza più votata, non ha la possibilità di trovare potenziali alleati per arrivare al governo della Generalitat. In secondo luogo, va registrata, causa Covid-19, un’affluenza ai minimi dal 1992. In terzo luogo, sarà da capire, con una probabile maggioranza fortemente indipendentista, quale strada verrà intrapresa nei rapporti con Madrid. La Costituzione del Regno di Spagna del 1978 non contempla alcuna possibilità di secessione da parte delle diverse Comunità autonome.

Quindi nessuno sbocco che possa portare alla indipendenza? 

A differenza del Testo fondamentale italiano del 1948, quello spagnolo non contiene né un limite espresso, né un limite tacito alla revisione costituzionale. Pertanto, al di lá delle motivazioni di ordine politico che non rilevano ai fini di questo contributo, sarebbe possibile, qualora vi fosse una precisa volontà in questa direzione, introdurre, mediante una precisa modifica della Costituzione, un referendum consultivo sull’indipendenza. Il Tribunale costituzionale spagnolo, con la sentenza n. 42/2014, dopo aver negato alla Catalogna lo status di Comunità “sovrana”, rimanendo unicamente in capo al popolo spagnolo la esclusiva titolarità della sovranità nazionale, opera una distinzione tra il diritto all’autodeterminazione, in contrasto con il principio integrità territoriale, ed il diritto a decidere (c.d. derecho a decidir) che, invece, trova spazio e possibilità di attuazione nello Stato democratico e plurale spagnolo. Seguendo questa traiettoria, il Tribunale ha chiarito che la Catalogna se da un lato non ha diritto di autoproclamarsi sovrana in qualità di soggetto giuridico e politico, dall’altro può aspirare ad esserlo purché persegua questa   aspirazione nel rispetto   delle regole formali e procedurali previste nell’ordinamento.

Quindi nessuna luce in fondo al tunnel per gli autonomisti? 

É evidente che, in caso di secessione quale strumento per pervenire all’indipendenza, la Catalogna si troverebbe fuori dall’Unione Europea e dai principi che la reggono (libertà di circolazione delle persone etc..). La richiesta di adesione si troverebbe di fronte lo scoglio della unanimità del Consiglio previsto dal Trattato di Lisbona del 2007: il voto contrario della Spagna è assicurato. 

Tags: CatalognaelezioniSpagna
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