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Elezioni regionali/ Cosa dicono i numeri veri (non le percentuali)

di Maurizio Bianconi
16 Febbraio 2023
in Home, Pòlis
1
Elezioni regionali/ Cosa dicono i numeri veri (non le percentuali)
       

In Italia i cittadini legittimano la rappresentanza parlamentare mediante l’espressione del voto. Nel paese è radicata la convinzione che il diritto di voto corrisponda al  “dovere” di esprimere un voto. Per molti decenni la cultura dell’obbligo di voto si avvaleva anche della censura dell’ordinamento che prevedeva l’annotazione nel certificato penale dei disertori delle urne della frase “Non ha votato” a sigillo del disdoro sociale dell’astensione dal voto.

Tuttavia il diritto di voto può esprimersi anche come diritto “al non voto” che rappresenta l’unico strumento concesso per determinare il rifiuto di farsi rappresentare dai competitori in lizza. E’ una sorta di diritto al digiuno per un vegetariano in un ristorante per carnivori, è la manifestazione di un dissenso non violento, civile verso un sistema e i supposti rappresentanti sfiduciati e ritenuti non in grado di governare. Il non voto è parte integrante dell’esercizio del diritto di voto.

L’osservazione che chi vota “conta” e chi non vota “rinuncia a contare” non è condivisibile. Colui che vota sottoscrive un lasciapassare generale alle dinamiche di partiti e candidati. Chi non vota utilizza il suo diritto-dovere per delegittimare l’intero scenario, per rappresentarne l’insufficienza nello svolgimento del compito di rappresentanza.

È naturale che chi arriva primo alle elezioni canti vittoria e gli altri si arrampichino sugli specchi per giustificare la debacle. È naturale che si cerchi di contenere il peso del non voto. Dai media alle istituzioni, ai politici in generale, tutti hanno interesse a accantonare, sminuire, contrastare la latitanza elettorale. Non vale ignorare, minimizzare, nascondersi dietro un dito, fare finta che l’11-12 febbraio 2023 non sia successo niente.

Scrive il più diffuso quotidiano, anche se ben all’interno, “benché la disaffezione al voto sia fenomeno in atto da anni, si tratta della caduta più macroscopica nella storia della Repubblica. Nel Lazio la « maglia nera» è Roma fermatasi (in città) al 33, 11. In Lombardia l’emorragia di votanti è macroscopica anche se confrontata con quella delle politiche di cinque mesi fa (70, 09): per la regione si tratta del dato più basso di tutte le consultazioni”. Roma è la vera capitale della politica. Si fa quasi tutto là. Essere nei circuiti é essenziale. Esiste il filo diretto fra città e i luoghi decisori. Non votare per un romano è come non andare a sciare per un cortinese. Una cosa innaturale.  A Roma  due cittadini su tre  per dirla come loro “se so’rotti er c. . . . ” e sono stati a casa.

L’avviso di sfratto vale per tutti, ma tutti fanno finta di niente, si canta vittoria, si sogna di essere padroni dell’universo mondo o si coltivano ambizioni di riscatto. Il crollo di oltre 30 punti percentuali nei votanti (dimezzati in un colpo solo) sembra non impressionare. Contribuisce a questa politica dello struzzo la pessima abitudine di trascurare nella comunicazione mediatica i numeri assoluti. È tutto un + o- percentuale. Cosí sembra che ci sia chi ha guadagnato e chi ha perso. Invece no. Hanno perso tutti e più di tutti chi ha vinto

Un semplice confronto con le politiche 2022, basato sui valori assoluti, svela che Fratelli d’Italia nelle due regioni perde un milione di voti: dai quasi 2, 2 milioni a 1, 2 milioni (consensi dimezzati). Forza Italia -227 mila (da 566 mila). La Lega -280 mila (da 887 mila). Il Pd ha un’emorragia simile a quella del centrodestra. 5 stelle e Italia viva vanno indietro a bocca di barile. Calenda e c. in Lombardia perdono 3/4 dei voti e Il Movimento 5 stelle nel Lazio ne prende tre volte di meno.

Numeri preoccupanti che dovrebbero indurre tutti a fare il punto e a persone di buona volontà a provare a rifondare il sistema. Per adesso niente. La politica non è una pesca delle occasioni, nè può vivere di instant party, nè di soluzioni improvvisate. Ci vuole pazienza, molta pazienza. Gli scenari cambiano, le situazioni evolvono, fino al punto che il cambiamento è indifferibile. Far finta di niente avvicina, non allontana quel momento. Un giorno, come quello in cui quel mariuolo di Chiesa fu preso con le mani del sacco, succederà qualcosa e il cambiamento troverà la sua strada.

Tags: astensionismoelezioni
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Commenti 1

  1. Francesco says:
    3 mesi fa

    La democrazia rappresentativa non è più tale in Italia. Certe autocrazie sono di gran lunga più rappresentative del comune sentire dei popoli che governano.

    Rispondi

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