Nemmeno troppi anni fa, i romanzieri che mettevano le rispettive penne al servizio del Corriere della Sera erano Dino Buzzati e Leonardo Sciascia. Ora al loro posto ci sono Gramellini, D’Avenia e Saviano. Pazienza. L’ultima sparata del grottesco nuovo arrivato in via Solferino è una difesa di Arno Widmann, critico letterario (già questo è un motivo per non dargli corda) tedesco, al centro delle polemiche per un suo fluviale articolo “contro” Dante, già ben commentato da Gianni Candotto su Destra.it.
Widmann è un “intellettuale”, e “Roberto Ercolino” (pseudonimo studentesco di Saviano) ha un particolare attaccamento per questa qualifica; Widmann ha poi fatto infuriare i sovranisti, il che lo rende simpatico agli occhi di Ercolino da Secondigliano. Con buona pace di Ercolino, quelle scritte da Widmann sono delle eruditissime idiozie. Widmann scrive che Shakespeare è più grande di Dante: il paragone stesso è una cretinata, perché non può essere posto – troppo diversi i personaggi, le epoche e i luoghi in cui sono vissuti (accomunati da un pregio purtroppo ormai tralasciato: se scrivevi scemenze, non te le pubblicava nessuno), i tumulti che hanno attraversato, le letterature cui hanno partecipato. Anche ad essere più colti e intelligenti di quanto Widmann non sia, anche a imbastire un confronto articolatissimo, la risposta alla sfida può solo essere assurda: non si confrontano un poeta e un drammaturgo, un ghibellino del Due-Trecento e un anglicano del Cinque-Seicento, un diplomatico con trascorsi guerrieri e un cortigiano non molto socievole, un letterato morto due secoli abbondanti prima dell’invenzione della stampa e uno nato nel fulgore dell’era del libro.
Ecco perché Widmann è stato difeso da Saviano: come lui, il borioso accademico tedesco non ha nulla di proprio da scrivere, perciò fa mero esibizionismo. Altra pietra dello scandalo: Widmann accusa Dante di plagio. Altra solenne scemenza: Dante non imita gli altri letterati, Dante riassume tutta la letteratura esistita sino a lui (Widmann ignora che Tommaso d’Aquino sia un modello per Dante) e anticipa quella successiva. Qui però Saviano dovrebbe essere solidale con Dante: perché, a differenza dell’Alighieri, Saviano ha costruito la propria fortuna letteraria (e il proprio reddito) sui plagi (continui, smaccati, reiterati).
Dante dovrebbe rispondere a Saviano come Putin a Biden: mi dai del plagiatore? Tu lo dici, tu lo sei