Nel marzo 1882 il IV governo Depretis aveva acquistato dalla compagnia di navigazione genovese Rubattino la baia e il porto di Assab, nel Mar Rosso; nel 1884 il governo decise di ampliare questo piccolo insediamento, e in dicembre rapidamente predispose l’invio di una spedizione militare sulle coste dell’Africa orientale. Iniziava una chiara e diretta politica coloniale italiana, determinata dalla corsa alla spartizione del continente africano da parte dei Paesi europei, dalle mutate condizioni economiche interne e da particolari congiunture diplomatiche favorevoli.

Il comando delle truppe terrestri del corpo di spedizione (un battaglione di bersaglieri, 800 uomini fu affidato al colonello Tancredi di Saletta (Torino 1840 – Roma 1909), veterano delle guerre d’indipendenza. L’allestimento si svolse a Napoli (futura base logistica delle guerre coloniali italiane), da cui Saletta e il contrammiraglio Pietro Caimi (nominato comandante del corpo di spedizione) si imbarcarono il 17 gennaio 1885, raggiungendo il 27 Porto Said in Egitto, il 1° febbraio il porto sudanese di Suakin e il 5 febbraio Massaua, porto situato a circa 450 km a nord di Assab.
Diversi problemi (relativi all’equipaggiamento, alle condizioni igienico-sanitarie, alla logistica) complicarono il tentativo di un razionale insediamento a Massaua; c’era anche la non facile convivenza con le truppe egiziane che occupavano la città, il timore di una pronta reazione dell’Etiopia (in particolare del confinante ras Alula Engida), il pericolo determinato dalle tribù islamiche costiere e le incursioni dal Sudan dei ribelli ‘mahdisti’ (i seguaci di Muḥammad Aḥmad ibn ‛Abd Allāh, detto al-Mahdī). Saletta giunse così ad Assab e a Beilul con un secondo contingente, ma non poté fare altrettanto, il 1° marzo, con un terzo scaglione, al seguito del quale, peraltro, vi era il tenente generale Agostino Ricci in missione di ispezione. Saletta quindi organizzò la situazione della colonia militare e civile di Massaua provvedendo alle urgenze, inoltrò al Ministero della Guerra richieste di migliorie dell’equipaggiamento e delle condizioni igieniche; ristrutturò i vecchi forti, costruendone di nuovi; suggerì perfezionamenti dei mezzi di trasporto, ampliando i collegamenti telegrafici e approntando i vari servizi, chiese anche delle carte planimetriche, lamentandone la mancanza al ministero e organizzò le prime truppe “irregolari” di indigeni.
L’espansionismo italiano, che si esprimeva nella diplomazia del ministro degli Esteri Pasquale Mancini, benché fosse stato raccomandato a Saletta di osservare scrupolosamente le clausole del ‘trattato di Herwett’ del 1884, con il quale la Gran Bretagna aveva riconosciuto all’Etiopia una sorta di sovranità sulla regione del Mar Rosso, si concretizzò in estate con l’occupazione progressiva di Saati (villaggio situato nell’interno, a 28 km da Massaua), alla quale ras Alula poté rispondere solo con minacce (rimasto, peraltro, ferito durante la battaglia di Kufit, combattuta contro i mahdīsti capeggiati da Osman Digma, chiese a Saletta medici e medicinali). I rapporti tra Saletta e Alula, d’altronde, risultavano improntati, per necessità, a una cauta e sospettosa cordialità (la loro corrispondenza si infittì nel mese di maggio. Il primo periodo di comando coloniale di Saletta ebbe la durata di dieci mesi (gennaio-novembre 1885), a seguito dei quali, anche per trovare una soluzione all’aperto contrasto tra Saletta, che era arrivato a chiederne le dimissioni, e il sostituto di Caimi, il contrammiraglio Raffaele Noce, il ministro degli Esteri, Carlo Felice Nicolis conte di Robilant, lo sostituì con il maggiore generale Carlo Genè (il quale, più alto in grado, venne nominato comandante in capo, con ampliate attribuzioni). D’altronde, la stima da parte del ministro della Guerra, il citato Ricotti Magnani, nei confronti di Saletta si tradusse nella nomina di questi, il 3 dicembre, a comandante della brigata Basilicata; un incarico che ricoprì però solo dal marzo 1886, perché nel novembre 1885 era partito per l’India come osservatore delle manovre dell’esercito anglo-indiano.
Il 13 marzo 1887 Genè fu, a sua volta, rimpiazzato (a seguito della grave sconfitta subita a Dogali il 27 gennaio) da Saletta, appena promosso maggiore generale, per il quale iniziò il suo secondo periodo a Massaua con il ‘corpo speciale d’Africa’ (marzo-novembre 1887, con il conferimento di più ampi poteri; vi trovò una situazione peggiore di quella lasciata mesi prima. Il nuovo compito di Saletta venne facilitato da migliorie tecniche e dall’incremento degli uomini e dei rifornimenti a sua disposizione. Tale compito si tradusse nel contrastare il pericolo di nuove aggressioni (Saletta concluse una serie di accordi con i capi indigeni ostili all’Etiopia e nel consolidare le difese (tramite il blocco navale delle coste). Saletta ricevette in novembre un consistente rinforzo, circa ventimila uomini agli ordini del tenente generale Alessandro Asinari di San Marzano, che lo sostituì come comandante in capo delle truppe di Massaua.

Saletta scrisse due sobrie e realistiche relazioni sui periodi che lo videro impegnato in Africa: una Memoria sulla prima spedizione d’Africa, 1885 e una Relazione sulla colonia italiana di Massaua. Rimpatriato nel 1888 (rimase a Massaua sino al 4 maggio, quale consulente e collaboratore di Asinari), ritornò a comandare la Brigata Basilicata.