Le milizie di Donetsk e Lugansk
In più di un’occasione nel descrivere le operazioni militari in corso in Ucraina si è fatto riferimento alle forze armate delle due Repubbliche Popolari separatiste del Donbass, indicate solitamente come “milizie”. O meglio Milizie Popolari, come sono ufficialmente denominate le forze combattenti di Donetsk e Lugansk. Tuttavia, a ben guardare, di miliziano – inteso come forza organizzata sommariamente e similmente organizzata – i reparti delle due entità separatiste hanno ben poco.
Le due milizie separatiste, infatti, nel corso degli anni si sono sempre più strutturate come eserciti regolari, almeno in quella componente di prima linea che ha sostenuto i maggiori oneri della guerra in corso dal 2014 (bene non dimenticarlo!). Così i circa 35mila uomini disponibili all’inizio dell’Operazione Speciale in Ucraina – 20mila dei quali schierati dalla Repubblica Popolare di Donetsk e 15mila da quella di Lugansk – risultano inquadrati in due piccoli eserciti organizzati – ciascuno – su una grande unità di manovra campale.
Le pedine operative delle Milizie Popolare sono costituite in totale da dieci brigate di fanteria motorizzata, due battaglioni corazzati e altrettanti da ricognizione, due brigate di artiglieria. Quanto ai reparti specialistici vanno ricordate le due compagnie del genio e quelle da guerra elettronica ed i reparti logistici. Due i battaglioni dedicati alla difesa antiaerea. Non manca, infine, una componente di forze speciali sul modello spetsnaz: Donetsk schiera la Brigata Vostok (tra i 1.500 ed i 2mila uomini), Lugansk il battaglione Leshiy.
Quanto ad equipaggiamento ed armamento si tratta di materiale di origine russo/sovietica, anche se in questi tre mesi di guerra le unità delle due repubbliche separatiste hanno recuperato ed immesso in servizio numerosi sistemi d’arma di provenienza statunitense ed europea, materiale fornito all’esercito ucraino e perso in battaglia o abbandonato nei depositi lasciati integri nelle aree da cui le forze di Kiev si sono ritirate. Il grosso resta, comunque, di origine russa, se non addirittura sovietica: carri T64 e T72 – in diverse versioni aggiornate – veicoli da combattimento per la fanteria della serie BMP e BTR, mentre per quel che riguarda l’artiglieria è presente praticamente tutto il campionario di pezzi semoventi, trainati e lanciarazzi.
Anche per quel che riguarda la difesa antiaerea i sistemi a disposizione sono vari, dagli “immortali” cannoncini ZU-23-2 a tutta la panoplia di sistemi missilistici semoventi e manpads disponibili negli arsenali russi e dei Paesi ex sovietici.
Da segnalare, infine, come dal 24 febbraio ad oggi le forze militari delle due Repubbliche Popolari siano state interessate da due fenomeni: da un lato si è assistito ad un loro rafforzamento, realizzato grazie alla cessione di sistemi tecnologicamente avanzati da parte russa, dall’altro la mobilitazione di unità di riservisti – utilizzati per compiti di seconda linea – ha visto l’impiego di armi decisamente datate: emblematica la fotografia scattata ad un reparto di riservisti schierato alla periferia di Mariupol armati di Mosin Nagant, il fucile a ripetizione manuale considerato uno dei simboli della fanteria sovietica della Grande Guerra Patriottica, come è definita in Russia la seconda guerra mondiale.