L’attuale crisi finanziaria è nata negli Stati Uniti ma dopo circa quattro anni è l’area Euro che rischia di subire i danni maggiori. Quello che sembra un paradosso è in realtà la conseguenza di un Unione nata male e sviluppata peggio. La crisi non fa che evidenziare delle problematiche che nei prossimi giorni i governi di Francia, Germania ed Italia saranno chiamate a risolvere. Siamo ad un tornante della storia, le scelte di questi giorni ricadranno senza alcun dubbio sul nostro destino e sul destino dei nostri figli.
Le economie anglosassoni hanno limitato gli effetti negativi legati all’esistenza di titoli tossici, ovvero crediti bancari di non facile riscossione, attraverso lo strumento del “quantitive easing” ; la Federal Reserve e la Bank of England hanno acquistato titoli tossici dalle banche pagandoli con moneta. Si tratta, in altri termini dell’emissione di base monetaria nel sistema fatto attraverso l’acquisto di titoli privati. Queste operazioni, che possono portare ad un processo inflattivo, hanno permesso alle banche anglosassoni di rafforzare i propri bilanci e di continuare a svolgere in modo corretto la loro funzione.I paesi dell’area Euro non hanno potuto utilizzare il “quantitive easing” perché la BCE ha come obiettivo primario quello di difendere la moneta del processo inflattivo. Le banche dell’area euro si sono trovate a gestire la presenza di titoli tossici nei propri bilanci senza poterli vendere alla Banca Centrale Europea. In questo modo il rischio di gestione è aumentato ed ha contagiato anche gli Stati dell’area euro La nazionalizzazione di istituti di primaria importanza comporterebbe un aumento del debito sovrano a livelli insostenibili. Da questo processo nasce la crescita degli spread in Spagna, Italia ed in parte in Francia. La crescita dei rendimenti dei bond ha causato a sua volta il deterioramento dei bilanci pubblici e, di conseguenza, l’ulteriore aumento del rischio di insolvenza da parte degli Stati. Gli effetti della crisi finanziaria si sono trasferiti all’economia innescando una spirale recessiva.
Come risolvere il problema? La ricetta tedesca è semplice e per molti versi coerente con la cultura di rigore che ha sempre contraddistinto la Germania. Occorre imporre il rigore agli tutti gli altri stati che faranno parte dell’area Euro. La revisione dei trattati diventa pertanto il passo obbligato per ridisegnare l’Europa. Cosa comporterà questo per il nostro paese? Sarà l’Italia all’interno della nuova eurozona o sarà costretto ad uscire? Anche in questo caso la risposta è semplice. Per volontà dei tedeschi l’Italia sarà dentro la nuova eurozona. L’economia tedesca non può permettersi che il secondo paese manifatturiero dell’Unione Europea possa operare processi di svalutazione monetaria che manderebbero fuori mercato il Made in Germany. La Germania vive di esportazioni e vuole difendere questa sua peculiarità ad ogni costo. Quanto costerà all’Italia rimanere nell’Euro? Tanto, forse tantissimo in termini di sacrifici, di razionalizzazioni e di privatizzazioni; ma forse ne varrà la pena perché contribuirà a consegnare definitivamente alla storia l’italietta irresponsabile del facile consenso e delle facili soluzioni.
Stefano Massari