Cala il sipario sull’ennesima edizione di un Campionato europeo di calcio moderno destinata ad essere digerita come un panino al fast food di turno. Mi rattrista constatare, inoltre, che come un congresso della Democrazia cristiana dei primi anni novanta si continua a far finta di niente. Anzi si rilancia.
Per quanto ne posso capire e senza alcuna presunzione il calcio giocato in questa edizione degli Europei è stato mediocre. Paesi come la Spagna, la Germania, l’Inghilterra, la Turchia – dove a farla da padrone è il giro di milioni di euro – hanno miseramente fallito. Se aggiungi che altri paesi come l’Italia, la Russia, il Belgio, la Croazia, la Svizzera – che possono vantare un blasone – non hanno brillato. Resta da chiedersi cosa giustifica quella che prima o poi esploderà. La bolla finanziaria che tiene in piedi il sistema moderno del calcio. Le cifre che i procuratori chiedono alle società sono terribilmente gonfiate. Le cifre che le poche società pagano per comprare i giocatori sono, in modo imbarazzante, gonfiate. Togliete l’aria. Le finaliste Portogallo e Francia sono l’eccezione che conferma quanto detto.
I campioni lusitani hanno goduto di una spropositata dose di fortuna – hanno solo vinto ai tempi regolamentari in semifinale – che finisce per essere messa in secondo piano dalle prodezze di Cristiano Ronaldo, giocatore che non si discute. I francesi hanno giocato in casa e così finiscono per essere bravi solo ad approfittare del fattore casalingo.
Non di Paul Pogba. Già, parto da lui per riannodare le fila del discorso. Il calciatore della Juve è conteso da molte squadre europee che a suon di milioni – centodieci, pare – se lo contendono. Peccato che a cominciare dalla sua Patria pochi lo hanno considerato un profeta. Vale davvero tutti quei milioni? E che dire dei sessanta chiesti per il nostro Bonucci? Per assicurarsi il portoghese Joao Mario l’Inter dovrebbe spendere quaranta. Per il croato Pjaca la Juve deve raggiungere i trenta. Senza dire che in pochi ci siamo accorti della bolla di accompagnamento per i settanta spesi per il belga De Bruyne.
Potrei continuare ma preferisco soffocare qua questo grido di allarme per un calcio che finirà per appassionare quanto un talent show. Ma su tutto e tutti preferisco congedare questo Europeo con la figura di un nobile calciatore. Darijo Srna. Mi sono sentito croato tutte le volte che l’ho visto piangere cantando l’inno del suo Paese. Lui che ha subito la morte del padre proprio durante la sua partita agli Europei. Pare stesse guardando il figlio giocare. Morire guardando una partita di calcio non ha prezzo.