Saranno sessanta le aziende che parteciperanno alla realizzazione delle parti degli F-35, gli aerei di nuova generazione, prodotti alla Faco di Cameri, in provincia di Novara. Pmi (piccole e medie imprese) italiane i cui contratti consentiranno di poter avere un alto numero di addetti ai lavori e, quindi, sulle basi del “sistema Italia”, esportare la qualità nostrana in tutto il mondo.
Siamo andati a Cameri, con Aeronautica militare, a visitare il nuovo polo in cui si realizzerà circa il 45 per cento dei nuovi caccia bombardieri, attualmente in corso di realizzazione e siamo in grado di mostrarvi quello che sarà il ciclo produttivo in cui è coinvolta l’Italia. Alenia Aeronautica, grazie al contratto firmato con Lokheed Martin, si è aggiudicata la possibilità di realizzare le ali e parte della fusoliera degli F-35.
All’Italia, come è noto, ne saranno destinati 90 che andranno a sostituire Amx e Tornado in dotazione all’AM e AV-8 della Marina Militare. Il ciclo produttivo delle ali è già iniziato e dal prossimo mese di luglio si darà il via anche all’assemblaggio dei velivoli
Il primo dei quali uscirà da Cameri nel 2015. I primi 5 aerei saranno destinati all’America e serviranno per l’addestramento dei piloti militari. Piloti, inizialmente, con marcata esperienza su altri caccia e con comprovata professionalità. In seguito saranno formate le nuove leve. Sarà il sesto F-35 ad uscire da Cameri a essere destinato all’Italia.
Solcherà i cieli dello stivale proprio nel 2015 e sarà collocato alla base di Amendola che, insieme a Ghedi e Grottaglie (dove AM e Marina collaboreranno), saranno le basi deputate proprio a questi velivoli. Piacenza, invece, dove allo stato attuale si trovano i velivoli da quarant’anni in dotazione all’Aeronautica, sarà depotenziata, visto che il 155esimo gruppo volo a breve si trasferirà proprio a Ghedi.
Cameri, centro di eccellenza, col tempo diventerà polo manutentivo per gli F-35 di tutta Europa. “A pieno regime – spiega il generale Giuseppe Lupoli, responsabile del settore acquisizione velivoli militari dell’Aeronautica militare – da qui usciranno 6 ali al mese e due aerei assemblati al mese”. Le ali saranno prodotte con materiali di nuova generazione e verniciate con pitture particolari.
E gli aerei non saranno destinati solo a Italia e Usa, ma anche ad altre nazioni. La Norvegia ha già previsto l’acquisizione di 52 velivoli, l’Australia di 2, ma anche Canada, Danimarca, Israele e altri Paesi già si stanno muovendo in questa direzione. Proprio negli ultimi giorni qualche quotidiano italiano ha sollevato una polemica legata al fatto che anche Israele potrebbe produrre ali dei nuovi velivoli.
Da considerare che i contratti italiani, però, sono già in essere o stanno per essere approvati e che, quindi, il grosso del lavoro lo farà proprio l’Italia.Che avrà anche un rientro economico e di immagine non indifferente. I nuovi F-35 sono aerei di generazione avanzata, consentono al pilota di condurre il velivolo senza rischi e con una tecnologia che pochi anni fa era impensabile. I simulatori di volo già approntati lo dimostrano.
Si stima che a gennaio 2013 gli investimenti per gli F-35 si attestassero intorno agli 807 milioni di dollari e che il ritorno industriale fosse di circa 14,6 miliardi di dollari. Un F-35 per adesso ha un valore di mercato di 80 milioni di euro, nel 2019 il costo stimato sarà di 65 milioni di euro. Cosa certa è che il programma JSF non torna indietro. L’Italia avrà i suoi 90 aerei e da Cameri ne usciranno moltissimi. Al di là delle polemiche e delle bocche storte. Il nostro nuovo caccia bombardiere, aereo incursore, volerà sui cieli italiani assieme all’Eurofighter, deputato alla difesa aerea nazionale
Chiara Giannini – cybernaua.it, 10 maggio