Fin troppe parole sono state spese sugli F-35, i caccia bombardieri di nuova generazione che l’Italia acquisirà in 90 unità e che saranno destinati all’Aeronautica e alla Marina Militare. Sui nuovi aerei si è detto di tutto, ma è l’ora di fare un’analisi puntuale su ciò che sarà il futuro dei mezzi a disposizione delle nostre Forze armate, perché un Paese senza operatività è un Paese che, sullo scacchiere mondiale, conta poco. In un’Italia in cui si decide il taglio della flotta navale (da qui al 2025 andranno in pensione 51 delle 60 navi attualmente a disposizione della Marina , di cui solo 11 saranno rimpiazzate), c’è da fare una riflessione attenta. Perché? Perché già, a causa della spending review e del “ridimensionamento” del corpo militare, i prossimi anni saranno all’insegna di una Forza armata ridotta, soprattutto nei numeri. E allora, se si tagliano anche gli armamenti, dove andremo a finire? Nessuno si è accorto che il sud del Mediterraneo è zona bollente? Che crisi internazionali potrebbero essere alle porte e che, senza mezzi armati, nel caso di emergenza, sarebbe difficile difendersi o passare al contrattacco?
Ecco, allora la dobbiamo dire tutta. I Tornado, gli Amx e gli AV-8 sono ormai aerei datati ed è giusto che siano rimpiazzati da caccia bombardieri che siano all’avanguardia, che abbiano a disposizione nuove tecnologie e che siano al passo coi tempi. Fondamentale, per avere un peso a livello internazionale. Tra l’altro, la produzione dei nuovi aerei porterà vantaggi non indifferenti all’Italia. Alla Faco di Cameri si produrranno infatti le ali e parte della fusoliera degli F-35, grazie ai contratti che Alenia Aermacchi ha firmato con Lokheed Martin. E lì, più avanti, saranno anche assemblati. Il primo caccia bombardiere uscirà da Cameri nel 2015. I primi 5 aerei saranno destinati all’America e serviranno per l’addestramento dei piloti militari, il sesto sorvolerà i cieli italiani e sarà indirizzato alla sede di Amendola che, insieme a Ghedi e Grottaglie, sarà la base deputata a ospitare gli F-35. A pieno regime, da Cameri, usciranno 6 ali e 2 aerei assemblati al mese. E l’indotto, tra diretti e indiretti, sarà di circa mille persone. Se non si considerano tutte le altre aziende italiane (al momento una sessantina) che comunque lavoreranno al progetto. Silvio Rossignoli, presidente della Aero Sekur di Aprilia, azienda che si occuperà di realizzare parti gonfiabili, filtrazioni e condizionatori per l’aereo, tra le tante che lavoreranno, per Lookhed Martin o altre aziende, ha spiegato che “il fatturato medio annuo si aggirerà intorno ai 7 milioni di euro e che, nel primo anno, solo al programma JSF lavoreranno circa 20 persone, che, nel futuro, raddoppieranno”. L’incremento del lavoro sarà di circa il 25 per cento per i prossimi vent’anni. Ecco perché, oltre alla necessità di avere mezzi militari all’avanguardia, l’F-35 sarà utile all’Italia. Perché farà da vero e proprio anticrisi per molte piccole e medie imprese del Bel Paese. E non consideriamo che nuove opportunità potranno scaturire, in futuro, sia dalla fase di sustainment che dalla vendita del Jsf a Paesi esterni alla partnership.
Penso che chi critica l’acquisto degli F35 dovrebbe informarsi meglio, prima di spendere parole dette, tanto per sentito dire.
In questo articolo viene ben spiegato il massiccio ridimensionamento della nostra Marina in un prossimo futuro.
Il Mediterraneo probabilmente verrà monopolizzato da nazioni quali la Turchia l’Egitto, e noi dovremo chiedere il nulla osta agli islamici per navigarci con le barchette.
Per non parlare del fatto che gli F35 assumeranno grande importanza anche dal punto di vista lavorativo; la filiera di assemblggio di questi aerei inciderà positivamente sulla nostra economia, e perfino la difficile Camusso non si è detta contraria.
I signori grillini vadano ad imparare un poco di storia delle Nazioni, prima di affrontare certe problematiche.
Comunque Viva l’Italia e le sue Forze Armate.
Già, io mi chiedo come mai il sud del Mediterraneo sia zona bollente…Quali scelte politiche e sopratutto economiche hanno portato a questo? Perchè l’Italia dovrebbe appoggiare potenze il cui unico scopo è succhiare linfa agli altri Paesi, e chiamiamoli pure Paesi nel Sud del Mondo, solo perchè non è capace di cambiare modello di sviluppo e vuole di più, sempre di più? Ma l’Italia non “RIPUDIAVA” la guerra?
Mi sembra alquanto ipocrita da parte di una persona, e a maggior ragione da parte di uno Stato, non dire che si è causa di un problema esterno e che per colpa di ciò è necessario mettere una pezza all’interno (gli F-35 non sono altro che questo…una pezza).
Se sapessimo ben gestire le nostre risorse e lasciassimo vivere gli altri in santa pace potremmo intessere relazioni economiche e commerciali con loro ed ottenere ciò di cui abbiamo bisogno ad un prezzo notevolmente inferiore di quello che paghiamo ora…e non mi riferisco solo al denaro, ma anche ai morti ed alla paura di future ritorsioni che ci “costringono” a richiuderci su noi stessi e difenderci con mezzi e politiche sempre più costose da gente che vorrebbe solo vivere in pace.
Mah!
Sono frasi confezionate che usavano i Figli dei Fiori nei lontani anni 60/70, quando volevano mettere i fiori nei cannoni.
Sarà il caso di aprire gli occhi e di guardarsi intorno.
Le armi non devono essere uno strumento di offesa, ma un deterrente di difesa.
Il fatto è, che noi lasceremmo vivere gli altri in santa pace, ma siamo sicuri che questi altri (E basta dare uno sguardo a 360 gradi nel Mediterraneo)rispetterebbero le nostre buone intenzioni?
Anche papa Francesco ne sarebbe preoccupato.
Comunque: pace e bene!…. a chi ci crede.
Premettendo che mi considero comunista, che ho profonda stima nelle forze armate, in quanto ho fatto il militare come VFA, e ne sono uscito profondamente arricchito, dico che è stato un errore madornale abolire il servizio di leva. E’ infatti grazie ad esso che molti giovani ne escono poi più disciplinati, più attaccati ai loro doveri, alla patria. Io sono per rimettere il servizio militare obbligatorio. A me hanno rilasciato il congedo, un diploma di qualifica che mi sono poi serviti per il lavoro. Credo che l’esercito e le Forze Armate Italiane, nate dopo la Repubblica (1946) siano tra le più democratiche al Mondo. Purtroppo gli stereotipi sono duri a morire, così negli ambienti politicizzati e rigidi della sinistra quasi tutti i militari si considerano fascisti, mentre negli ambienti ottusi della destra quasi tutti i comunisti si considerano antimilitaristi. Invece le forze armate italiane sono repubblicane, socialiste e popolari, non hanno niente a che vedere con quel pattume monarchico e fascista, fatto da Ufficiali nobili e proprietari terrieri con triplo cognome, responsabili indiretti delle tragedie di cui questo paese è stato abituato, e che è costato la vita a milioni di poveri soldati analfabeti, che se invece di avere un fucile in mano avessero avuto un libro, sarebbe stato meglio per tutti. Gli F-35 effettivamente costano troppo, è anche troppo semplice dire che quei soldi potrebbero essere spesi per il sociale, per la sanità, per la disoccupazione. Se però come sembra, dietro ci sono le aziende italiane che danno lavoro a molti operai e tecnici italiani allora è giusto discuterne senza pregiudizi, ma se è un’imposizione degli americani allora sono per un rifiuto secco. Grazie.
Caro Tiradritti,
Debbo darle una brutta notizia: siamo in assoluta sintonia. Con le dovute eccezioni, furono gli ufficiali di leva — espressione per lo più della piccola borghesia — ha combattere e a morire e l’esercito, anche prima del 1946, fu la vera “scuola della Nazione”. La definizione è del socialista De Amicis. E poi, Pertini, Togliatti, Di Vittorio non furono volontari di guerra? Continui a seguirci e troverà altre (magari per lei inattese) consonanze. Con simpatia.
Marco Valle